2014-12-30 16:49:00

Le cooperative: in 2014 nostra credibilità lesa da criminali


Il 2014 è stato un anno difficile per tutte le imprese. Basta dire che a dicembre la produzione industriale a dicembre è cresciuta dello 0,1% su novembre, quando è stato stimato un aumento dello 0,2% su ottobre. Un finire d’anno complicato soprattutto per le cooperative, investite dallo scandalo Mafia Capitale. Alessandro Guarasci ha sentito il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini

R. – Anche le cooperative hanno risentito di questa lunga crisi che non passa. A questo si è aggiunto ovviamente il gravissimo danno di immagine di tutti gli eventi legati a “Mafia capitale”, legati ad alcuni criminali che, utilizzando lo strumento cooperativo, si sono macchiati delle nefandezze più atroci, e soprattutto hanno leso una credibilità, una buona reputazione che le cooperative avevano, soprattutto le cooperative sociali, agli occhi dei cittadini di questo Paese.

D. – Basterà, secondo lei, il taglio della parte “lavoro” sull’Irap e,  per esempio,  gli 80 euro, il bonus-bebè per rilanciare l’economia italiana, o serve qualcosa in più? Insomma, questa è stato solo un assaggio del 2014, e per il 2015 che cosa si aspetta?

R. – Questi sono tutti interventi che non sono risolutivi, ma certamente danno una spinta per rendere più competitivo il sistema produttivo e, dall’altro, per rilanciare i consumi mettendo qualche decina di euro in più nelle buste paga degli italiani, soprattutto dei redditi più bassi. Ovviamente, non è sufficiente. Occorre che complessivamente il Paese agganci il treno della ripresa che negli Stati Uniti si è già avviato. Occorre che anche l’Europa riagganci questa ripresa e, soprattutto, anche l’Italia. E’ chiaro che questi sono interventi che danno una mano, però occorre completare tutte le riforme del Paese, soprattutto quella della pubblica amministrazione, quella della giustizia …

D. – E’ deluso del fatto che  la riforma della pubblica amministrazione, ritenuta fondamentale da tutti per investire in Italia, è stata lasciata al 2015 e invece si sia data preminenza alla riforma del mercato del lavoro?

R. – La riforma della pubblica amministrazione, lo sapevamo fin dall’inizio, è la riforma più complessa, quella più difficile non solo perché intacca alcuni milioni di dipendenti pubblici, ma perché intacca diversi enti, diverse stazioni appaltanti. Quando si parla di Stato più leggero, si parla di uno Stato che forse avrà necessità di avere diverse centinaia di migliaia di dipendenti pubblici in meno, forse anche un milione. E questo, sapevamo che per le ricadute sociali sarebbe stata sicuramente l’operazione più difficile. Mi auguro che ci sia voglia di portarla in fondo, perché è senz’altro la riforma più ambiziosa ed è anche quella risolutiva per il Paese.








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