2014-12-30 14:46:00

Nave di immigrati a Otranto. Mons. Perego: si a reti di accoglienza


Sono dovuti ricorrere alle cure mediche 130 dei 768 migranti per lo più siriani arrivati a Gallipoli, grazie all'intervento della Guardia Costiera italiana, a bordo della nave  “Blue Sky M”, battente bandiera Moldava, che ieri aveva inviato un sos vicino alle coste dell'isola greca per poi dirigere verso la costa pugliese. Gli altri immigrati sono stati presi in carico dalla polizia e verranno trasferiti in diverse strutture. Dai rilievi eseguiti non risultano vittime. Tra i profughi ci sono anche bambini e diverse donne incinte. E non è stata trovata alcun arma a bordo del mercantile. Un uomo, ritenuto dagli investigatori uno degli scafisti è stato arrestato.

“E' estremamente urgente che, a partire dall'Italia, si riesca finalmente a organizzare un piano nazionale di asilo che abbia i numeri necessari per la prima e la seconda accoglienza dei migranti”. Mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione “Migrantes”, traccia un bilancio dei flussi migratori verso l’Italia nel 2014, invitando di nuovo i governi europei a considerare “strutturale la questione della migrazione forzata. L’intervista è di Antonella Palermo:

R. – Già da tempo, si dice come non si possa leggere l’immigrazione forzata che oggi sta avvenendo dall’Asia, dall’Africa, dal Medio Oriente verso l’Europa, semplicemente come una emergenza. È un dato strutturale di Paesi che sono in condizioni gravi sia per la guerra, sia per il sottosviluppo. Quindi, credo sia veramente necessario che a partire dall’Italia, che è confine dell’Europa, si riesca finalmente a organizzare un Piano nazionale di asilo che abbia effettivamente i numeri necessari per la prima accoglienza e per la seconda accoglienza. Abbiamo visto che le 170 mila persone che sono arrivate quest’anno in Italia sono state accolte soprattutto attraverso una rete di solidarietà che il mondo ecclesiale, il mondo del volontariato e anche il mondo degli albergatori hanno messo come risorsa. Non dimentichiamo che anche dall’Ucraina, quest’anno, si sono avute oltre mille persone che hanno chiesto asilo, rispetto alle 38, alle 40 o alle 50 degli anni precedenti: questo sta a dire che laddove cresce una situazione di guerra, di instabilità, cresce anche nel contesto europeo la necessità di creare canali e, al tempo stesso, risorse per l’accoglienza.

D. – Quindi, l’appello di Papa Francesco ad aprire conventi vuoti per accogliere i migranti è stato recepito in maniera consistente, secondo lei?

R. – Certamente. L’appello che è venuto nell’incontro che il Papa aveva fatto con i rifugiati al Centro Astalli, nella Chiesa del Gesù, ha fatto sì che effettivamente anche dentro la realtà ecclesiale ci fosse un’attenzione nuova di apertura di luoghi e di istituti religiosi. Da subito, dopo l’incontro col Papa, circa 2.000 posti si sono resi disponibili da parte delle parrocchie, degli Istituti religiosi, che si sono aggiunti agli altri 12 mila posti. E proprio nei giorni scorsi, poco prima di Natale, ancora una volta gli Istituti religiosi hanno dato la disponibilità di oltre 40 case per quasi 400 posti. E’ una risposta certamente significativa di una Chiesa che è attenta non solo agli appelli del Papa, ma anche a questa realtà nuova dell’immigrazione, che ha bisogno di essere letta anche con gli occhi della fede.

D. – Il presidente del Veneto, Zaia, torna a dire: il governo e l’Unione Europea dovrebbero chiudere l’operazione “Triton” e usare le risorse per aiutare questa povera gente disperata a casa propria…

R. – Quest’anno sono stati 3.500 i morti nel Mediterraneo… Se volessimo che questo Mediterraneo ancora di più diventasse un cimitero o una tomba, dopo aver chiuso “Mare Nostrum”, chiudere anche “Triton” significherebbe effettivamente dimenticare un dramma – e non affrontarlo – di chi è in fuga da situazioni che abbiamo creato anche con una politica europea e di cooperazione assolutamente insufficiente. Forse bisognerebbe, anziché chiudere “Triton”, ritornare a “Mare Nostrum” e rafforzare in contesto europeo non solo il Mediterraneo, e quindi la capacità di farlo diventare un canale effettivamente umanitario, ma rafforzare anche la nostra capacità di accoglienza. In Italia sono arrivati a 170 mila persone, ne sono rimaste poco meno di 60 mila. Questo significa una piccola città in un’Italia che sta diventando sempre più Paese di anziani e di un’Italia in cui lo sviluppo nasce solo dalla capacità di lavoro e di nuovi lavoratori. Chiudere gli occhi su questa realtà significa non avere senso politico e non avere la capacità di leggere di cosa abbiano bisogno l’Italia e l’Europa.








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