2015-01-04 09:55:00

Calo adozioni tra crisi e burocrazia. Caffarra: bimbi, un dono


Figli adottati e in affido. Una scelta di accoglienza per molte famiglie che aprono la loro casa a minori soli o in difficoltà. I dati degli ultimi anni raccontano di una sensibile diminuzione di queste esperienze. A Bologna, il cardinale Carlo Caffarra è intervenuto in proposito davanti a un centinaio di famiglie coinvolte in questa realtà. Il servizio di Luca Tentori:

Adozioni internazionali. Non ci sono ancora i dati definitivi per il 2014, ma la previsione è ancora quella di una drastica riduzione. Un fenomeno allarmante che i numeri raccontano. Nel 2004, nel mondo si registravano 43.800 bambini adottati, scesi fino a soli 16.000 minori nel 2013. In sostanza, un numero più che dimezzato in soli 10 anni. A farne le spese molti dei 168 milioni di bambini adottabili nel mondo. Un fenomeno legato alla crisi economica, alla eccessiva burocrazia e al costo di molte pratiche, ma non solo. Nel campo politico l’adozione vede affrontare momenti difficili anche per il blocco imposto da diversi paesi tra cui Congo, Kenya e Nepal. Ma a cambiare è anche il contesto culturale e le insidie che possono nascondersi dietro la moderna mentalità che si va costruendo in Occidente.

Caffarra: bambino è qualcuno, non qualcosa
A spiegarlo l’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, che nei giorni scorsi è intervenuto sull’argomento nella festa della Sacra Famiglia, durante una veglia promossa dalle associazioni Aibi-Amici dei Bambini e “La Pietra scartata” che sono operative da anni nell’ambito delle adozioni. “Oggi sembra di poter dire che il figlio, più che un dono atteso, sia un diritto da programmare”, ha detto il cardinale Caffarra. “Con la vostra testimonianza e con il vostro gesto dite che il bambino non è qualcosa, ma è qualcuno. Non è in funzione della propria autorealizzazione. C’è un progetto su ogni bambino che ha diritto ad avere un padre e una madre”.

Don Luigi Spada, assistente spirituale di Aibi Emilia Romagna, spiega perché la Chiesa è vicina alle famiglie affidatarie e adottive, anche nel cammino doloroso della fertilità:

“Penso che la comunità cristiana, che fa perno nella diocesi e poi concretamente dentro le nostre realtà parrocchiali, si faccia carico delle famiglie Aibi in quanto famiglie a tutti gli effetti. E di conseguenza capaci di vivere il valore della fecondità in tutte le sue dimensioni. E’ un cammino spirituale di accompagnamento e nello stesso tempo di amicizia e di fraternità. La componente essenziale è la testimonianza e la vita cristiana, proprio lì nell’ambiente dove queste famiglie vivono”.

Adozioni e affido, poca attenzione
A parlare della attività di molte associazioni ed enti che operano per le adozioni Giuseppe Salomoni, vicepresidente nazionale di Aibi.

“Il momento non è facilissimo perché c’è proprio questa controcultura contro la famiglia e di conseguenza contro tutto ciò che è famiglia, compresa l’adozione internazionale e l’affido. E’ un’altra tematica molto bersagliata, molto lasciata sola a se stessa. Noi cerchiamo di dare in quest’ambito il nostro contributo”.

"Ci ha adottati lui"
Ma la gioia e la freschezza di un’adozione è nelle parole di Lucia, una madre adottiva che ripercorre la sua scelta familiare.

“Siamo stati noi adottati, io e mio marito da nostro figlio. E quindi l’accoglienza è stata al contrario. Anche perché in questo percorso i bambini ti fanno scoprire della caratteristiche che tu pensi di non avere e non possedere. E’ ovvio che di fronte ci sono anche momenti non brillanti, ci sono momenti tristi, ma i momenti di gioia sono superiori”.








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