2015-01-04 09:42:00

Immigrazione. Hein: fenomeno da accogliere non "contenere"


Sono tutti salvi i 360 immigrati di nazionalità siriana stipati a bordo del mercantile Ezadeen e soccorsi ieri al largo della costa della Calabria, dopo che gli scafisti hanno abbandonato la loro imbarcazione. Lo sbarco è terminato questa mattina nel porto di Corigliano Calabro, a bordo 54 donne e 74 minori. Sui fenomeni migratori Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i Rifugiati:

R. – Certamente, siamo di fronte anche alla ricerca – in particolare da parte dei rifugiati siriani – di nuove modalità per arrivare in Europa occidentale, poiché in questo periodo l’attraversamento del Canale di Sicilia è estremamente difficile; la situazione in Libia è sempre quella che è; la via terrestre – Turchia e Bulgaria – è praticamente chiusa… Quindi, è la disperazione della gente che cerca in ogni modo di imbarcarsi.

D. – Si torna a parlare della necessità di missioni più di accoglienza, come era “Mare Nostrum”, piuttosto che di contenimento come è invece “Triton”…

R. – Mi sembra ovvio. Di fronte a ciò che è successo solamente negli ultimi 10 giorni – e devo dire, da quello che si può vedere, che la Marina Militare comunque ha continuato assieme con la Guardia Costiera una importantissima operazione di salvataggio – rimane naturalmente la necessità di un maggiore coinvolgimento dell’Unione Europea, degli altri Stati membri e non solamente nell’operazione “Triton” o “Frontex”, ma in una operazione veramente di salvataggio, con una condivisione della responsabilità a livello comunitario.

D. – Da più parti, a livello internazionale, si continua a sostenere la necessità di punti di aiuto umanitario, vicini ai Paesi da cui si fugge. Però è difficile avviare una strategia globale, perché?

R. – Qualche passo è stato fatto nell’anno 2014: circa 40 mila posti sono stati messi a disposizione anzitutto dalla Germania e con quote minori da tanti altri Paesi europei, per un trasferimento normale, regolare, protetto di rifugiati siriani, specie dal Libano. Questo mi sembra un inizio, ma che certamente – numericamente e quantitativamente parlando – non è ancora sufficiente per rappresentare una vera alternativa, perché il numero dei rifugiati siriani ormai supera un milione di unità. La risposta politica è quella di promuovere veramente vari canali di ingresso regolare, affinché – in particolare i siriani, ma anche rifugiati – abbiano la possibilità di arrivare senza mettere la loro vita a rischio e senza alimentare ancora di più la criminalità organizzata.

D. – Anche se, in questi casi, spesso non è facile riuscire a identificare le persone, capire da dove scappano e quindi capire se rientra nello status di rifugiato oppure no…

R. – Bisogna certamente distinguere le situazioni individuale e questo, a volte, non è facile. Se parliamo di siriani mi sembra evidente, nel caso africano è necessario distinguerlo: se vediamo le statistiche del 2014 i due gruppi maggiori dei quasi 170 mila arrivi via mare in Italia sono formati da siriani e eritrei.

D. – Qual è il suo auspicio per questo 2015?

R. – Dopo ciò che è successo nel 2014, con questo enorme aumento del numero delle vittime nel mare, che questo 2015 sia l’anno di un ri-orientamento dell’Unione Europea e dei singoli Stati membri per affrontare comunemente la responsabilità e quindi realisticamente aprire le porte a un maggior numero di rifugiati, di migranti, di familiari e anche di studenti stranieri.








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