Dialogo interreligioso, confronto con la cultura contemporanea, opzione preferenziale per i poveri: sono queste le tre sfide principali che la Compagnia di Gesù si trova ad affrontare in India. A tracciare il quadro della missione dei gesuiti nel Paese è stato, recentemente, padre Michael Amalodoss, teologo gesuita, direttore dell’Istituto per il dialogo con le culture e le religioni di Chennai, nello Stato del Tamil Nadu. Nello specifico, padre Amalodoss ha tenuto una conferenza intitolata “Le sfide missionarie per i gesuiti in India: continuità nella discontinuità”, nella quale ha innanzitutto ricordato come “i gesuiti siano presenti nel Paese asiatico grazie a San Francesco Saverio”, arrivato in India nel 1542.
Religioni collaborino nella promozione
dei valori umani
Quindi, il teologo si è soffermato sulla prima sfida,
quella del dialogo interreligioso, ed ha ribadito che “la Chiesa può essere presente
ed attiva nelle altre religioni”, perché, come disse Giovanni Paolo II nel 1986, durante
un incontro interreligioso svoltosi proprio a Chennai, “è possibile, per gli appartenenti
a tutte le religioni, collaborare alla difesa ed alla promozione dei valori umani
ed evangelici”. Di qui, l’invito a proseguire iniziative come incontri e momenti di
preghiera comune, per “promuovere il dialogo, la ricerca e la collaborazione” tra
le religioni. Altro strumento essenziale in questo ambito, ha aggiunto padre Amalodoss,
è “la testimonianza del Vangelo”, vissuto “secondo un’autentica vita cristiana”.
Inculturazione dei valori evangelici
Al secondo punto, il religioso gesuita ha ricordato
poi la sfida “dello spazio di dialogo tra il Vangelo e la cultura” contemporanea.
“L’inculturazione – ha sottolineato – presuppone che il messaggio ed i valori evangelici
possano prendere corpo all’interno delle nuove culture”. In quest’ottica, è importante
anche “la riflessione teologica”, che la Compagnia di Gesù ha promosso grazie a “la
trasmissione contestualizzata della dottrina in lingua locale, portata avanti nel
corso di trentacinque anni”, anche “prendendo parte a diverse associazioni teologiche
nazionali”. “Lo sviluppo di una teologia indiana per rispondere all’esperienza locale
resta dunque una sfida” in cui “i gesuiti hanno sempre avuto un ruolo primario”.
Opzione preferenziale per i poveri
La terza sfida indicata da padre Amalodoss è stata,
quindi, quella "dell'opzione preferenziale per i poveri, una caratteristica che la
Compagnia di Gesù ha sempre avuto sin dalle sue origini”. “In India, il Vangelo ha
toccato principalmente gli indigenti – ha ribadito il religioso – in particolare le
caste inferiori, poiché l’apostolato sociale ed educativo dei gesuiti ha contribuito
allo sviluppo economico e sociale della popolazione”. I poveri “non vanno considerati
solo dal punto di vista economico”, ha continuato padre Amalodoss, poiché “la povertà
può essere anche culturale” e può colpire fasce diverse della popolazione: i rifugiati,
gli anziani, le donne “spesso ritenute esseri umani di seconda categoria”, vittime
di aborti e violenze, private del diritto all’educazione. E in questo contesto, il
religioso gesuita ha ricordato l’impegno della Compagnia nel combattere il sistema
delle caste e tutelare, in particolare, coloro che ne vengono esclusi, come i dalit.
Un gesuita su cinque è indiano
Infine, padre Amalodoss ha evidenziato la necessità
di “accrescere la consapevolezza” sul bisogno di salvaguardare il Creato, proteggendo
“la natura dalla mano distruttiva dell’uomo e del suo egoismo”. Da ricordare che oggi
un gesuita su cinque, nel mondo, è indiano: con circa 4mila gesuiti suddivisi in 18
province, infatti, l’India è il Paese più rappresentato all’interno della Compagnia
di Gesù. Il tutto in una nazione in cui i cristiani sono una minoranza, pari al 2,3%
della popolazione. (I.P.)
All the contents on this site are copyrighted ©. |