2015-01-06 08:00:00

In aumento sbarco profughi in Italia. Risposta del Centro Astalli


L'Europa "sta rispondendo" all'emergenza immigrati che interessa in particolare l'Italia, "stiamo facendo quello che possiamo, ma” abbiamo bisogno di più mezzi, più strumenti e più soldi": è quanto ha detto il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas, in un briefing con i giornalisti a Bruxelles, assicurando che si "sta lavorando duramente perché tutto questo si concretizzi presto". Intanto, secondo i dati nel 2014 dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, dalla frontiera marittima del Mediterraneo meridionale sono arrivati in Italia oltre 161.000 migranti, in aumento di oltre il 400% rispetto al 2013. Emanuela Campanile ne ha parlato con padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli:

R. – Dai primi giorni di questo 2015 abbiamo avuto la percezione che continuerà un po’ il trend dell’anno scorso, quindi un numero di migranti forzati che è profondamente in relazione con i conflitti che continuano ad esserci alle porte dell’Europa. Penso quindi alla Siria, penso all’Iraq, che sono situazioni in questo momento ancora difficilmente gestibili e quindi questo determina un flusso di migranti forzati che tenderà ad aumentare.

D. – E’ pensabile il controllo delle frontiere? Si pensa, infatti, tra i punti per affrontare l’emergenza, di aumentare le risorse destinate a Frontex in modo da avere una maggiore organizzazione della guardia di frontiera …

R. – Credo non sia la soluzione dei problemi inerenti ai migranti forzati che provengono da queste aree, da queste situazioni di conflitto. La chiusura di Mare Nostrum ha spostato gli obiettivi di Mare Nostrum – che era quello di togliere i migranti forzati dalle mani dei trafficanti, salvare vite umane – ad una agenzia internazionale che invece ha il controllo delle frontiere. Però, controllando le frontiere, facendo dell’Europa una fortezza, non si risolvono e non si riducono i flussi di persone che arriveranno o tenteranno di arrivare in Europa.

D. – Paesi come Germania e Svezia rimproverano a quelli del Sud come l’Italia di non accogliere abbastanza migranti e considerano poco che qui li si salvi uno per uno in mare …

R. – Non credo che questo atteggiamento di accusa reciproca tra gli Stati all’interno dell’Unione aiuterà ad una politica unitaria europea. Siamo di fronte ad una situazione nuova, anche perché conflitti di queste dimensioni alle porte dell’Europa non ne abbiamo mai avuti; quindi la questione è prendere in mano, come Europa, tutta unita – lo ricordava anche il Papa a Strasburgo – la questione migratoria nel suo concerto come Europa, facendo dell’Europa un continente accogliente; e prendere i problemi e cercare di affrontare questi problemi unitamente, da parte di tutti gli Stati, cercando politiche comuni.

D. – Quale potrebbe essere il terreno comune su cui trovare un compromesso, tra i 28 Paesi dell’Unione Europea, riguardo a come affrontare quella che purtroppo rimane sempre un’emergenza?

R. – Credo che un dato importante sia quello di riflettere in modo serio, anche se sono consapevole che non è una questione semplice, sui ponti umanitari: come creare ponti umanitari che garantiscano alle persone viaggi in sicurezza. E poi, io credo che vada rivista la Convenzione di Dublino che impedisce a una persona che è arrivata in un Paese di muoversi all’interno dell’Unione: anche questo andrebbe un po’ rivisto e garantita una certa libertà di movimento ai richiedenti asilo e ai rifugiati, anche in base alle esigenze che queste persone hanno di muoversi all’interno dell’Unione andando a raggiungere quei Paesi in cui magari le comunità di provenienza di queste persone sono già radicate e quindi anche già vitali. Ecco, io credo che queste siano le due cose prioritarie sulle quali vada anche un po’ investito. E poi, chiaramente, la lotta ai trafficanti come il Commissario dell’Unione Europea ha ricordato anche nei giorni scorsi.








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