2015-01-07 13:10:00

Kashmir, tensione India-Pakistan: 12 morti, migliaia in fuga


Si riaccende la tensione tra India e Pakistan sulla contesa regione del Kashmir. Violenti scontri a fuoco lungo la linea di confine, tra soldati indiani e pakistani, vanno avanti da giorni. 12 i morti, decine di feriti, mentre migliaia di civili stanno lasciando le proprie case. L’Onu per ora non si pronuncia mentre Islamabad e New Delhi continuano a rimpallarsi la responsabilità della violazione del cessate il fuoco. Ma esiste il rischio che la questione del Kashmir, che in 20 anni ha provocato oltre 80 mila vittime, sia la scintilla di una vera e propria guerra tra India e Pakistan? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Michelguglielmo Torri, docente di Storia moderna e contemporanea dell’Asia, all’Università di Torino:

R. – Ci saranno scontri di frontiera, ammazzeranno le persone, continueranno ad esserci atti terroristici sia in India che in Pakistan legati alla questione Kashmir, ma una guerra in piena regola non ci sarà: non ci sarà per quelli che sono i rapporti di forza. L’esercito indiano è infatti infinitamente più potente di quello pachistano e, secondo piani militari che sono stati discussi, l’India sarebbe in grado di sconfiggere in maniera decisiva il Pakistan nel corso di due settimane. Ma c’è un ma: e cioè il fatto che il Pakistan sia dotato di armi atomiche.

 D. – La questione del Kashmir – lo ricordiamo – nasce nell’agosto del 1947, quando l’India e il Pakistan hanno cominciato ad esistere come Stati indipendenti sulle ceneri del colonialismo inglese. Ma è soltanto una questione territoriale e quindi politica, oppure ci sono altri interessi in gioco?

 R. – Questa è sempre la domanda che tutti fanno ad un certo punto. Ciò che rende francamente paradossale l’intera situazione del Kashmir è che il Kashmir praticamente non ha alcuna rilevanza economica: la principale industria del Kashmir – oltre, appunto, alla produzione dei tessuti in kashmir che noi tutti conosciamo e che si producono però anche in molte altre parti del mondo - era il turismo. Quindi in Kashmir non ci sono riserve petrolifere, non c’è gas, non c’è oro, non c’è nulla! Sì ci sono risorse idriche ma quelle sono in tutta l'Himalaya. La questione è soprattutto di natura ideologica.

 D. – Professore, come si risolve il problema del Kashmir?

 R. – Solo attraverso una trattativa – direi – trilaterale fra Pakistan, India e le forze politiche presenti in Kashmir. E’ una trattativa che dovrebbe puntare a una situazione di demilitarizzazione della zona, apertura dei confini fra i due Kashmir e integrazione economica fra i due Kashmir e in prospettiva fra Pakistan e India. Le tensioni fra India e Pakistan sono tensioni che comportano grandi spese militari, comportano una serie di contraccolpi negativi sia per il Pakistan, sia per l’India, sia per tutti gli Stati della regione, ma non si riesce a trovare una soluzione: essenzialmente io credo perché sia in Pakistan, sia in India continuano ad esistere dei gruppi influenti, delle forze politiche influenti, che non vogliono risolvere la situazione, che hanno interessi di vario genere legati al mantenimento delle tensioni fra i due Paesi.

 D. – Oltre alla gente in fuga – sono migliaia, abbiamo detto, le persone che stanno fuggendo in questi giorni dai villaggi colpiti – c’è anche la questione della violazione dei diritti umani…

 R. – Questo è un aspetto particolarmente dolente, perché di fatto il Kashmir è sotto occupazione militare da parte dell’esercito indiano. E, da notizie che hanno continuato a filtrare nel corso di questi anni, l’esercito indiano si è reso colpevole di tutta una serie di violenze, di stupri, di uccisione ingiustificate e via dicendo… Ora bisogna dire che la stampa indiana, che nel complesso è una stampa abbastanza libera e abbastanza vivace, sulla questione del Kashmir - come su alcune questioni analoghe che riguardano alcuni piccoli Stati nel nordest del Paese - mantiene una sorta di autocensura: l’atteggiamento della stampa è sostanzialmente un atteggiamento giustificativo nei confronti dell’opera di repressione che viene portata avanti in Kashmir, come in alcuni di questi piccoli Stati del nordest.








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