2015-01-08 14:29:00

Sri Lanka al voto per le presidenziali


Tra rigidi controlli di sicurezza, oggi il popolo dello Sri Lanka è alle urne per votare alle 7me elezioni presidenziali del Paese. Il voto si è aperto alle 7 e chiuderà alle 16. Circa 15 milioni di persone sono attese nei 12.314 seggi sparsi in tutto il Paese. In totale sono 19 i candidati per la presidenza, anche se la sfida vera è tra il Presidente in carica Mahinda Rajapaksa - in cerca di un terzo mandato che non ha precedenti nella storia del Paese - e Maithripala Sirisena, suo ex ministro. La Commissione elettorale ha invitato gli elettori a esprimere il loro voto il prima possibile, e di lasciare i seggi non appena finito: è stato proibito di sostare nei pressi dei seggi. Circa 25mila osservatori nazionali e 55 internazionali hanno il compito di controllare il corretto svolgimento del voto. Del valore di questo appuntamento e delle attuali condizioni dello Sri Lanka, Gabriella Ceraso ha parlato con il prof. Emilio Asti esperto di culture orientali:

R. - Il Paese ora si trova ad una svolta. Le riforme che sono state promesse da lungo tempo adesso non possono più essere procrastinate, altrimenti si corre il rischio che il Paese possa cadere nelle mani di una dittatura militare, oppure possa prendere avvio una guerra civile, non più tra Tamil e Singalesi ma tra tutti gli abitanti.

D. - È comunque un Paese che è cresciuto a livello di prodotto interno lordo, a livello di commercio di infrastrutture, sanità, istruzione…

R. - C’è stato un certo progresso, però come in altri Paesi ha investito solo alcuni settori della popolazione. Il Paese deve compiere ancora molti passi per arrivare ad una piena democrazia. Rapporti di Amnesty International e di altre organizzazioni hanno denunciato gravi violazioni dei diritti umani nello Sri Lanka da parte dei militari, della polizia. I militari hanno confiscato molti ettari di terra agli abitanti delle province Tamil. È grave anche la situazione della censura: molti giornalisti sono stati sequestrati, hanno subito minacce.

D. - Sirisena si proclama come l’uomo della riconciliazione nazionale, l’uomo dell’aiuto ai poveri, alle classi agricole, alle minoranze ...

R. - Sono promesse. Il problema è che, una volta eletto, si troverà di fronte al clero buddista e all’esercito che condizioneranno fortemente la sua azione. Anche l’attuale presidente Rajapaksha, al momento della sua prima elezione, aveva promesso grandi cambiamenti che però non sono stati attuati. Quindi c’è veramente il rischio che queste promesse rimangano sulla carta. La speranza è che il Paese possa veramente cambiare rotta, possa vedere l’inizio di una riconciliazione nazionale, la modifica della Costituzione che concede troppi poteri al presidente, la limitazione del ruolo dei militari, limitare il predominio del clero buddista e inoltre, una lotta alla corruzione e l’attuazione di una politica veramente trasparente.








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