2015-01-09 15:13:00

Bimbo con due mamme. Forum Famiglie: vince l'ideologia


L’espansione senza fine di quelli che alcuni riconoscono come "diritti soggettivi" porta a situazione di grande confusione. E’ quanto sottolinea l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, riferendosi alla sentenza della Corte d’appello torinese che ha riconosciuto a due donne eguali diritti genitoriali. Una ha donato l’ovulo, l’altra ha partorito. Entrambe sono riconosciute mamme di un bambino nato in Spagna con inseminazione eterologa. Su questa controversa vicenda, Luca Collodi ha raccolto il commento di Francesco Belletti, presidente del Forum delle Famiglie:

R. – C’è un’evidente forzatura: a partire da un valore assolutamente condivisibile, cioè la protezione del minore per non strapparlo da una storia di affetti e di relazioni, lo si ricolloca dentro una vicenda che non ha fondamento giuridico. Due mamme è proprio un'invenzione nel nostro quadro normativo. In tutta la vicenda manca un piccolo soggetto, che è molto decisivo, cioè il padre. Un ovulo di una donna, un utero di una madre e il seme di un padre, che rimane un illustre sconosciuto. Forse, per proteggere il superiore interesse di questo bambino bisognava restituirgli anche una figura paterna, un’origine reale, a meno che non si pensi che si tratti solo di materiale biologico. Ma millenni di storia dimostrano che un maschile e un femminile sono quelli che generano un figlio alla vita. Quindi, c’è proprio una forzatura ideologica, che piega le norme stesse a un progetto molto arrogante: la possibilità di fare quello che si vuole con la vita.

D. – Privilegiare ad oltranza il diritto soggettivo porta il caos nella vita sociale e civile ?

R. – Sì, io credo anche che con queste dinamiche si generi un ulteriore allargamento dello spazio della giurisprudenza, della magistratura, rispetto a quello che è il compito della politica e del potere legislativo. Su temi di così grande importanza antropologica e valoriale, c’è bisogno che le decisioni vengano prese almeno dall’ambito che è rappresentanza diretta delle persone, cioè la politica, il parlamento, che comunque è stato votato su progetti politici e valoriali. Invece, a forza di singole sentenze, si smantellano anche alcuni fondamenti del vivere civile.

D. – Belletti, siamo di fronte ad una forte debolezza della politica italiana? Quando la giustizia legifera, vuol dire che il potere politico non funziona…

R. – Certamente, abbiamo un problema di vuoto lasciato dalla politica. Ma forse il problema è ancora più grave: un allontanamento della elite del Paese dal sentire comune della gente. La politica è in difficoltà perché, di fatto, non vuole verificare quello che la gente vuole. Infatti, è un po’ di tempo che non eleggiamo un presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio. Quindi, su questo tema ci sarebbe bisogno di una verifica anche di consenso popolare. Per questo, non si può andare avanti a colpi di sentenze. Tra l’altro, lo spettacolo di un tribunale che dice una cosa, dell’organo superiore che lo smentisce, poi l’iter di un ricorso è proprio la tipica malattia della nostra giustizia. Vincono le ideologie.








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