La promozione della tolleranza e del dialogo tra le comunità religiose ed etniche birmane. Sono queste le priorità all’attenzione di mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, che dal 14 febbraio prossimo sarà in assoluto il primo cardinale del Myanmar. In un’intervista rilasciata in questi giorni, dopo l’annuncio delle nuove nomine cardinalizie, il futuro porporato parla delle preoccupazioni della piccola Chiesa nel Paese in questa delicata fase di transizione politica verso la democrazia (il prossimo autunno sono attese le prime elezioni libere dopo decenni di dittatura), segnata da una recrudescenza degli scontri a sfondo religioso ed etnico.
L’appello ai leader religiosi a promuovere la pace
Secondo mons. Bo i leader religiosi del Paese possono fare molto per placare queste
tensioni. “Se dimostrano unità favoriranno una maggiore comprensione reciproca e la
violenza diminuirà”, afferma nell’intervista ripresa dall’agenzia Ucan. Da parte sua,
il prossimo porporato si dice pronto ad impegnarsi personalmente per la pacificazione
in particolare negli Stati di Rakhine e Kachin, teatro, il primo di violenti pogrom
ai danni della comunità musulmana di etnia Rohingya da parte dei buddisti e, il secondo
di scontri tra le truppe governative e i ribelli di etnia Kachin. Ad alimentare le
tensioni e le preoccupazioni delle minoranze nel Paese alcuni gruppi nazionalisti
buddisti, promotori tra l’altro di una controversa proposta di legge che vuole introdurre
restrizioni ai matrimoni interreligiosi e alle conversioni religiose.
La Chiesa presente dal XVI secolo
L'evangelizzazione della Birmania, oggi Myanmar, è iniziata nei primi anni del XVI
secolo. Oggi la Chiesa cattolica locale conta circa 700mila fedeli, pari a poco più
dell’1% della popolazione, per il 90% buddista Theravada, con una presenza particolarmente
significativa fra le minoranze etniche. Il 2014 è stato l'anno delle celebrazioni
del giubileo dell'evangelizzazione, ma anche quello durante il quale il Myanmar ha
avuto la gioia del suo primo beato, il catechista Isidoro Ngei Ko Lat, ucciso nel
1950 in odium fidei insieme al missionario del Pime padre Mario Vergara, anche lui
oggi beato. (A cura di Lisa Zengarini)
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