2015-01-10 14:10:00

Haiti: in Vaticano il bilancio di una ricostruzione materiale e sprituale


Prima di incontrare Papa Francesco, i partecipanti all’incontro per ricordare il terremoto di Haiti si sono incontrati in Vaticano per fare il punto sulla situazione umanitaria del Paese. Presenti esponenti della Curia, delle istituzioni internazionali e del mondo umanitario. Il servizio di Michele Raviart:

Cinque anni fa il terremoto sconvolse Haiti. Cinquanta secondi di terrore che causarono 300 mila morti e 8 milioni di sfollati, per quello che è stato il più grande disastro umanitario dell’emisfero occidentale. Da allora grande è stata la solidarietà internazionale, con l’impegno in primo piano della Chiesa e delle istituzioni collegate, riunite in Vaticano per un incontro fortemente voluto da Papa Francesco. Il cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia commissione per l’America Latina e prefetto della Congregazione per i Vescovi:

“Esta jornada es una mirada esperanzada…
Questa giornata è uno sguardo speranzoso, di incoraggiamento al popolo haitiano, che sa alzarsi e affrontare, con nobiltà, dignità, coraggio, con fede incrollabile in Dio, la sua vita e il suo destino. E’ tempo di comprendere che l’aiuto internazionale - o tutto l’appoggio dall’estero - non può rimpiazzare la coscienza cittadina, elemento indispensabile per la sopravvivenza e il ‘salvataggio’ nazionale”.

La maggior parte degli aiuti è andata ai soccorsi umanitari. Il resto per la ricostruzione. Ospedali – quello dedicato a San Francesco di Sales, a  Port-au-Prince, sarà inaugurato questo mese -, cliniche mobili, scuole, seminari e una nuova cattedrale dopo quella distrutta dal sisma. Una ricostruzione materiale che non può prescindere tuttavia da una ricostruzione materiale della persona, che deve essere al centro di ogni progetto. Il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino, già presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum:

"Cette centralité signifie que l’homme…
Questa centralità significa che l’uomo è il soggetto di tutto il processo e che concretamente, senza la ricostruzione della persona umana, non ci può essere una ricostruzione del Paese, così come solo guarendo il cuore dell’uomo, dandogli una nuova vitalità, potremo dare un nuovo slancio ad Haiti. Non può neanche esserci, nell’attività ecclesiale, un approccio pragmatico alla persona umana, né un approccio amministrativo o gestionale, che riducono l’essere umano a un semplice problema economico".

La distribuzione degli aiuti è stata possibile non solo grazie alle grandi istituzioni internazionali, alle ong e alle varie opere missionarie. Un contributo decisivo è stato dato dalle oltre 500 parrocchie della Chiesa locale, guidata dal cardinale Chibly Langlois, vescovo di Les Cayes e presidente della Conferenza episcopale di Haiti:

"Haiti est un pays de contrastes…
Haiti è un Paese di contrasti. La ricchezza prodotta sul territorio nazionale è lontana dall’essere sufficiente ai bisogni della popolazione. In una società di 10 milioni di abitanti, 6 milioni hanno grandi bisogni e tra questi  2 milioni e mezzo vivono in povertà estrema. Tuttavia la posizione strategica di Haiti, nel mezzo del Mare dei Caraibi, il suo potenziale turistico, la giovinezza della sua popolazione attiva e il suo ricco patrimonio culturale offrono un largo ventaglio di possibilità economiche e politiche".

Molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare, avendo come obiettivo finale sempre gli ultimi e bisognosi, “tesoro della Chiesa”.








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