2015-01-13 15:59:00

L'Ordine di Malta condanna ogni violenza in nome della religione


Una ferma condanna di tutte le forme di violenza, fisica, psicologica e morale è stata espressa oggi dal Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta (Smom) nel ricevere gli ambasciatori dei 105 Paesi con cui l’Ordine intrattiene relazioni diplomatiche bilaterali. Fra’ Matthew Festing si è, in particolare, soffermato sugli attentati di Parigi e sulle drammatiche notizie dell’uccisione di centinaia di persone in Nigeria. Servizio di Francesca Sabatinelli:

“Il XXI secolo si è avviato lungo una china pericolosa”: è l’allarme che lancia il Gran Maestro Matthew Festing quando parla delle “nuove forme indiscriminate di atti barbarici”, quando cita la persecuzione delle minoranze etniche e religiose nei Paesi del Medio Oriente dilaniati dalla violenza del sedicente Stato islamico, ma quando soprattutto fa riferimento al tragico attentato di Parigi e alla violenza in Nigeria. Lo Smom, sottolinea, "ribadisce con forza il suo impegno contro ogni forma di intolleranza e di brutalità perpetrati in nome della religione". Fra’ Festing fa quindi il punto sull’azione dell’Ordine in Iraq e in Siria, e sui suoi numerosi progetti sia per prestare soccorso e assistenza medica alle popolazioni, sia alle persone che fuggono nei paesi limitrofi, sia a chi decide di attraversare il Mediterraneo, di qui l’importante presenza dell’Ordine sull’isola di Lampedusa. In questo momento nel mondo, spiega il Gran Maestro, “vi sono 50 milioni di persone in fuga da guerre, persecuzioni, povertà e carestie: l’esodo di una nazione intera”. Quali sono quindi le principali sfide per l’Ordine di Malta? Risponde il Gran Cancelliere dell’Ordine di Malta, Albrecht Freiherr von Boeselager:

R. - There are many new challenges…
Per quanto riguarda le sfide che oggi ci troviamo ad affrontare all’interno dei Paesi occidentali ci sono sicuramente quelle della ricezione dei migranti e dei rifugiati, che sono figli di Dio e che devono quindi essere trattati con tutto il rispetto dovuto. Questa è sicuramente una delle nostre grandi sfide di questi tempi. Inoltre, anche in conseguenza della crisi economica, sono ovviamente aumentate anche le nostre azioni nei confronti dei senzatetto e quindi tutti quei servizi che possiamo erogare per chi ha bisogno, come per esempio le mense sociali. Per quanto riguarda, invece, i conflitti armati nel mondo, devo dire che ci preoccupata molto questo progressivo deterioramento nell’applicazione delle leggi umanitarie. Ci sono state le Convenzioni della Croce Rossa, le dichiarazioni delle Nazioni Unite, ma tutto questo spesso rimane solamente scritto sulla carta e non viene poi messo in pratica.

D. – Ciò che è accaduto a Parigi così come anche la tragedia nigeriana sono un segnale della sconfitta del dialogo, secondo lei?

R. – I think we should not consider it as a defeat …
Io credo che non bisogna considerarla una sconfitta, anzi bisogna considerarli come dei segnali che dovrebbero incoraggiarci a continuare nella ricerca del dialogo e della cooperazione. Noi, come Ordine di Malta, abbiamo in particolar modo in Libano delle collaborazioni molto strette con le varie comunità religiose: sciiti, sunniti, drusi. Quindi questa è una conferma che si può lavorare insieme. Penso che questi attentati a Parigi siano assolutamente terribili e da condannare, non hanno alcuna giustificazione, ma non devono bloccarci, non devono fermarci nella ricerca del dialogo, della pace, che ovviamente si potrà raggiungere solamente attraverso tanti, tanti, piccoli passi.

D. – Lei ritiene che la risposta che è stata data nelle ore successive dall’Europa, le grandi manifestazioni, tutti i capi di Stato e di governo che si sono ritrovati a Parigi, sia stata una risposta rassicurante o efficace?

R. – No, I think that it was what had to be done …
Era assolutamente un atto dovuto! Tutti i politici si sono riuniti in un grande gesto di solidarietà. Sono dei gesti che hanno ovviamente la loro importanza, anche simbolica. Ma al di là di questo evento, che è stato un evento e che speriamo non ce ne siano altri analoghi, bisogna continuare, appunto, in questa strada della costruzione, del dialogo e della pace.

D. – Papa Francesco parla molto spesso della “globalizzazione dell’indifferenza”: il cosiddetto “primo mondo” di quale indifferenza è colpevole in questo momento? Qual è la principale e la più grave?

R. – I think to ..
Uno degli obiettivi che penso sia e dovrebbe essere prioritario è la creazione di una rete globale di solidarietà, che deve accogliere tutti i protagonisti. Credo che questo sia stato uno dei messaggi-chiave del discorso del Gran Maestro, oggi, nel corso dell’udienza al Corpo Diplomatico: bisogna creare una rete di solidarietà, di cooperazione per affrontare quelle che sono le sfide principali, quindi anche quella dei rifugiati, ma anche per implementare queste leggi umanitarie che sono state scritte al termine delle due grandi guerre. Io non credo sia solo una questione di indifferenza, è anche una questione di stanchezza rispetto al costante arrivo di notizie tristi e drammatiche. Bisogna dare degli esempi concreti alle persone, per cercare di coinvolgerle di più.








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