2015-01-14 12:59:00

Al Qaeda rivendica strage Parigi e minaccia nuove tragedie


Cresce la preoccupazione in Europa dopo l’allarme su terroristi locali pronti ad agire lanciata dall’Europol. Intanto Al Qaeda nella penisola arabica ha rivendicato ufficialmente la strage presso la redazione di Charlie Hebdo: in un videomessaggio diffuso su Internet l’organizzazione terroristica afferma di aver incaricato gli attentatori di compiere l’attacco di Parigi e minaccia "nuove tragedie e terrore". Eugenio Bonanata ha sentito Maurizio Calvi, presidente del Centro alti studi per la lotta al terrorismo:

R. – In questa fase politica c’è un’incertezza tra la rete di Al Qaeda, che ha una sua visione diversa rispetto all’Is, e l'Is che è una sorta di grande mare che si sta allargando e che determina un’inquietudine nell’Occidente. Dal punto di vista più generale, ovviamente, questi attentati sono delle metastasi che derivano da un tumore primario, che è appunto l’Is. Se non si interviene sul tumore primario credo che le metastasi continueranno ad allargarsi soprattutto nel continente europeo.

D . – In Europa c’è ancora tanta paura soprattutto dopo l’allarme lanciato dall’Europol. In che modo arginare il pericolo?

R. – Non v’è dubbio che in questa fase occorrono gli uomini sul territorio: questi rappresentanti o di Al Qaeda o di Is - che sono schegge impazzite, che agiscono in un contesto di carattere solitario - possono essere colpiti meglio se noi mettiamo in campo, sì, un concerto dei diversi Paesi europei o extra europei. Ma non v’è dubbio che in questa fase conta più l’uomo con ‘la barba finta e i baffi finti’.

D. – Per l’antiterrorismo dell’Ue è impossibile prevedere attacchi come quelli avvenuti in Francia che sono condotti appunto da lupi solitari o da piccole cellule… Cosa dire a riguardo, siamo sguarniti?

R. – Non v’è dubbio che in Francia si sono compiuti errori macroscopici nell’affrontare questo sistema, queste schegge impazzite. Quindi diventa molto più complicato, complesso, decifrare da dove arrivino e in che direzione vanno anche perché poi le schegge colpiscono tutto e tutti: non c’è più un epicentro e ci sono tutta una serie di fasi in cui gli obbiettivi possono essere allargati, molto più complessi, e quindi molto più allarmanti dal punto di vista della sicurezza interna dell’Europa.

D.  – Le autorità europee puntano il dito anche contro le prigioni considerate un incubatore di massiccia radicalizzazione. Cosa fare?

R.  – Noi dobbiamo inserire dentro il sistema carcerario questi massacratori. Lo schema non può essere che quello, anche se, ovviamente, possono essere disseminati in contesti diversi. Insomma: non c’è bisogno di raggrupparli nella stessa area, nella stessa struttura. Ci sono modi molto semplici per evitare questo.

D.  – Secondo lei l’ipotesi di sospendere il Trattato di Schengen è praticabile, è opportuna?

R. – Schengen deve restare l’elemento forte della politica dell’Europa. Avere informazioni su come si muovono queste cellule impazzite, serve; ma non serve all’Europa e ai cittadini dell’Europa che devono attraversare l’Europa senza nessun problema. E’ il livello di sicurezza ai confini dell’Europa che va controllato: chi viene e chi esce, chi esce e chi entra. Questo è il problema, senza mettere in crisi il sistema di libertà al quale nessuno vuole rinunciare.








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