2015-01-14 13:00:00

Padre Spadaro: cattolici ponte di pace tra singalesi e tamil


Papa Francesco è giunto nello Sri Lanka per confermare i cattolici nella fede, ma anche per rilanciare il loro ruolo in una società alla ricerca della pace: è quanto afferma il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, al seguito del Papa in questo viaggio. L’intervista è di Silvonei Protz:

R. – Certamente confermare nella fede i cattolici, ma anche confermare il desiderio dei cattolici di essere ponte in questa società, ponte di riconciliazione. Il cristianesimo è interessante in questo Paese, perché sono cristiani sia i singalesi sia i tamil. Ci sono quindi, tra i cristiani, le due etnie, che spesso sono state in conflitto tra loro: la singalese buddista, sostanzialmente, e la tamil induista. Ci sono stati fenomeni di violenza molto forti, come anche un’intensificazione del nazionalismo da parte dei singalesi. La Chiesa è un ponte naturale e il Papa vuole confermare la Chiesa come ponte naturale, elemento di riconciliazione all’interno di questa società.

D. – Possiamo dire che il Papa è molto amato e che in Sri Lanka non solo i cattolici e i cristiani, anche i buddisti vedono in lui la semplicità e l’umiltà…

R. – Quello che posso dire, dopo essere andato in giro in questi due giorni, è che c’è proprio un rapporto di simpatia, lo definirei così. C’è una simpatia a priori nei confronti di questo Papa che, se vogliamo, è paradossalmente confermata anche dall’ostilità di piccoli gruppi nazionalisti, soprattutto, che vedono in questa visita del Papa un pericolo, cioè il pericolo della riconciliazione, che loro non vogliono. Allora, tutta la gente che vuole la pace, che vuole vivere bene, che sente che questo popolo, anche dopo le recenti elezioni, deve incamminarsi in una via di riconciliazione, questa gente sente la presenza del Papa con simpatia. Quindi, evidentemente, quello che prevale in questa società è il desiderio di unità.

D. – L’augurio del Santo Padre è che questi giorni della sua visita siano giorni di amicizia, di cooperazione, di unità…

R. – Sì, il grande valore che vive Papa Francesco non è tanto la diplomazia, anche se poi è molto bravo in questo, ma è l’amicizia. Secondo lui le relazioni nascono se c’è un’autenticità di rapporto. Allora vediamo che il cuore del Papa batte davanti alle persone, non tanto davanti ai problemi e alle tensioni. E’ consapevole dei problemi e delle tensioni, ma sa che queste possono essere sciolte solo se c’è reale amicizia tra le persone e i popoli, anche di fede differente.

D. – Nel suo primo discorso il Papa ha citato anche l’orrore della guerra civile…

R. – In realtà direi che questo viaggio è stato preceduto dal discorso al Corpo Diplomatico, che è stato un discorso straordinario, di grande ampiezza, in cui ha fatto notare come nella carta del mondo ci siano luoghi di tensione addirittura dove si vivono situazioni di orrore e di conflitto. Questa terra le ha vissute, le sta vivendo in qualche modo e quindi il desiderio che emerge da questo popolo è un desiderio rinnovato di riconciliazione, dove le diversità - come ha detto in questo suo primo discorso, appena giunto all’aeroporto – sono importanti: non sono una minaccia, ma sono - se riconciliate - una ricchezza, una fonte di arricchimento.

D. – Il frutto di questo viaggio? Qual è l’auspicio?

R. – Che questa società composta da singalesi - per il 70 per cento -, da indù - per il 12 per cento -, da musulmani - per il 9 per cento -, e da cristiani - per il 7 per cento -, possa essere una società unita, soprattutto perché è una società giovane. 








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