"Sono felice per la liberazione delle due cooperanti italiane sequestrate e auguro loro di poter superare questi giorni difficili, che possano riprendere la loro vita. Al contempo, voglio però ricordare la sorte dei due vescovi rapiti, di padre Dall'Oglio, degli altri sacerdoti e delle migliaia di persone" in mano ai gruppi terroristi o a bande di criminali che imperversano in Siria. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo dei latini, mons. Georges Abou Khazen, commentando la notizia del rilascio delle cooperanti italiane Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, per oltre cinque mesi nelle mani dei sequestratori.
Ad Aleppo è sempre emergenza
Interpellato da AsiaNews, il vicario apostolico di Aleppo - dove è avvenuto il sequestro
delle due giovani - ricorda che "la situazione non è cambiata, non vi è sicurezza
e la vita quotidiana della gente si fa sempre più difficile". Il prelato racconta
che "la luce viene solo per un'ora e mezza al giorno, manca il gasolio, a volte mancano
cibo e acqua e ora fa anche molto freddo".
Nessuna notizia su vescovi e sacerdoti
rapiti
In merito alla sorte del padre gesuita Paolo Dall'Oglio rapito in Siria il 29 luglio
2013, dei due vescovi - il metropolita Boulos Yazigi (della Chiesa ortodossa di Antiochia)
e il metropolita Mar Gregorios Youhanna Ibrahim (della Chiesa siro-ortodossa) prelevati
nell'aprile 2013 - e di altri sacerdoti, spiega che "purtroppo non ne sappiamo nulla".
"Ogni volta - aggiunge - arriva una notizia che poi viene subito contraddetta, non
abbiamo contatti né canali di dialogo, navighiamo nel buio più assoluto".
La Chiesa: non armare i combattenti
Mons. Georges Abou Khazen sottolinea che "anche l'Occidente" dopo gli attacchi di
Parigi, "comincia a sentire il peso e le violenze di questa gente"; ma, avverte il
prelato, sono gli stessi governi occidentali ad avere una parte di responsabilità
in questa escalation di terrore. "Devono cessare di vendere loro le armi - riferisce
- devono smetterla di addestrare queste persone; non ci sono differenze fra gruppi,
non ci sono oppositori e terroristi, non vi sono moderati e fondamentalisti". "Bisogna
smetterla di armare e addestrare questa gente - avverte - non possono essere considerati
criminali in un Paese e combattenti per la libertà in un altro".
Dialogo con l'islam moderato
Da ultimo il vicario apostolico di Aleppo auspica che sia "vinta questa logica che
inneggia al fanatismo", una guerra "che non va combattuta con le armi, ma anche con
altri mezzi: l'educazione, la scuola, ma soprattuto bisogna privilegiare il dialogo
con imam e leader religiosi moderati, non con quanti, finanziati dall'esterno, promuovono
logiche di violenza e terrore".(D.S.)
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