2015-01-17 13:35:00

Cpi indaga su crimini nei Territori palestinesi, Israele protesta


Critiche da Israele, soddisfazione dell’Autorità nazionale palestinese. Queste le reazioni all’annuncio della procura della Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi) di avere aperto una "inchiesta preliminare" sullo Stato ebraico e su alcune fazioni palestinesi per "crimini di guerra" nei Territori. Il procuratore capo della Cpi, Fatou Bensouda, ha promesso che l’indagine sarà condotta in "piena indipendenza e con imparzialità", esaminando la consistenza delle denunce palestinesi sulle pesanti perdite civili subite causate dai bombardamenti israeliani durante la guerra a Gaza dell’estate scorsa, sugli insediamenti ebraici nei Territori occupati, ma anche su crimini di guerra compiuti da Hamas, che controlla la Striscia di Gaza dal 2007, e sul lancio di razzi contro Israele. L’annuncio dell’Aja segue di pochi giorni la notizia dell’ammissione della Palestina nella Cpi, che diventerà effettiva dal 1° aprile. Sul perché dell’inchiesta dell’alta Corte, Giada Aquilino ha intervistato il giornalista libanese Camille Eid, che segue le vicende mediorientali:

R. – In virtù della firma da parte della Palestina del Trattato di Roma alla fine dell’anno scorso - dal 1° aprile ufficialmente avrà effetto questa adesione della Palestina alla Corte - hanno ritenuto giusto avviare questa inchiesta preliminare, anche in base ad una richiesta palestinese. Bisogna vedere poi se si rivelerà ‘un’arma a doppio taglio’ questa inchiesta, perché è ovvio che la Corte non indagherà soltanto sulle violazioni da parte israeliana, ma anche sul comportamento delle diverse fazioni palestinesi.

D. – Che reazioni sta suscitando, sia tra gli israeliani, sia tra i palestinesi, ma anche tra i loro alleati?

R. – Fra i palestinesi c’è entusiasmo, riflesso nei titoli di stamattina della stampa palestinese. Anche da parte di Hamas: per ora, quindi, escludono un’indagine sul lancio di razzi da Gaza sulle città israeliane. I palestinesi chiedono di accelerare i tempi: ci sono altri casi presentati a questa Corte che giacciono nel cassetto da anni, riguardanti l’Afghanistan, l’Iran. Soprattutto sperano – ma questa è una speranza comunque difficile da realizzare – di vedere i responsabili o i soldati israeliani comparire proprio davanti alla Corte. Da parte israeliana, ovviamente, c’è una condanna che già si è espressa in passato, anzi: il dibattito è già in corso da un paio d’anni, da quando la Palestina ha cercato di aderire all’Onu, perché era chiaro che questa adesione avrebbe significato diventare membri d’ufficio di tutti gli organismi dell’Onu. Poi la Palestina non è stata accettata come membro a pieno titolo dell’Onu, ma solamente come osservatore, anche se questo le dà diritto comunque di diventare membro se non della Corte internazionale di giustizia almeno della Corte penale internazionale.

D. – Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno criticato la decisione dell’Aja…

R. – Gli Stati Uniti difendono il loro alleato israeliano, che ha giudicato “scandalosa” questa cosa. Israele ha anche già preso dei provvedimenti e minaccia di prenderne altri. Per esempio, ha congelato il trasferimento delle tasse previste per l’Autorità Nazionale Palestinese – oltre 100 milioni di euro – e gli Stati Uniti potrebbero seguire questa strada, congelando circa 400 milioni di dollari come aiuti finanziari all’Autorità Palestinese.

D. – L’operazione israeliana a Gaza dell’estate scorsa ha causato oltre 2.000 morti tra i palestinesi – molti di questi bambini – e centinaia di migliaia di sfollati. Qual è ora la situazione a Gaza?

R. – E’ migliorata solamente dal punto di vista politico, nel senso che si è giunti ad un accordo per la formazione di un governo di unità palestinese tra il governo in essere a Gaza e quello di Ramallah. Ma dal punto di vista umanitario è cambiato pochissimo, nel senso che gli aiuti fanno fatica a raggiungere il territorio. Parlando comunque di quello che è successo, delle vittime e del bilancio, c’è questo numero sproporzionato di vittime palestinesi: 2.200, in maggioranza civili, contro una settantina di vittime israeliane, in maggioranza soldati. Inoltre, la Corte penale internazionale ha il dovere di intervenire con un’indagine per quanto riguarda l’attacco che ha subito una scuola dell’Onu e che ha provocato vittime. Chiaramente, adesso si pone anche il quesito se la Corte possa indagare su fatti precedenti alla data in cui uno Stato sia effettivamente entrato come membro.

D. – Oltre agli sviluppi di questa inchiesta, potrebbero esserci altri confronti tra le parti alla Corte dell’Aja?

R. – Ammesso che vadano avanti, io continui a ritenerlo più che altro un mezzo di pressione, perché traduce una certa esasperazione da parte dei palestinesi di fronte al blocco dei negoziati. L’obiettivo finale da parte palestinese è quello di ritornare alle trattative. Ma io la vedo un po’ dura in particolare in questo momento, in cui Israele è molto preso dalle elezioni. E quindi penso che per un paio di mesi almeno, fino a quando si capirà chi vincerà e chi formerà il nuovo governo, tutto rimarrà bloccato.








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