Sono 5 i cristiani, tra i quali un bambino di 11 anni, uccisi dall’odio religioso in India nel 2014. Insieme con loro, oltre 300 fra sacerdoti, Pastori e leader delle comunità cristiane sono stati aggrediti, percossi e feriti. Tra le vittime di violenze vi sono, poi, più di 2.000 fra donne e bambini cristiani. Gli autori sono i gruppi estremisti indù. Sono le cifre che danno il quadro della violenze sui cristiani indiani, avvenute lo scorso anno e contenute nel “2014 Persecution Report”, diffuso dall’organizzazione cattolica “Catholic Secular Forum” (Csf), grazie a fonti, documenti e testimonianze raccolte nella rete delle organizzazioni cristiane indiane. “Questo elenco è solo indicativo e non esaustivo”, precisa a Fides Joseph Dias, laico cattolico, responsabile del Csf.
Chhattisgarh lo Stato indiano più a rischio
Nel Rapporto, presentato ieri a Bombay e inviato all’agenzia Fides, si nota che attualmente
è il Chhattisgarh lo Stato indiano in cui “è più pericoloso essere un cristiano”,
dato che è il territorio in cui si registra il picco di violenza. Il giudice Michael
Saldanha, cattolico, ex magistrato dell’Alta Corte del Karnataka, ha detto che il
Rapporto è stato inviato al card. Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, presidente
della Conferenza episcopale dell’India e responsabile di turno della Federazione delle
Conferenze episcopali dell’Asia.
7mila i casi censiti
Il Rapporto nota che nel 2014 si è registrato in India “almeno un incidente al giorno”,
in cui persone, luoghi o leader cristiani abbiano subito violenza. Gli Stati in cui
gli abusi sono più diffusi sono Chhattisgarh, seguito da Maharashtra, Madhya Pradesh,
Uttar Paradeshm, Karnataka, Kerala e Orissa ma, in forma meno estesa, sono coinvolti
anche altri Stati dell’Unione. Gli episodi censiti sono in totale oltre 7.000, da
quelli più gravi (i 5 omicidi) a quelli in cui sono rimaste coinvolte oltre 1.600
donne, molte molestate e violentate, e 500 bambini.
In aumento l'estremismo indù
Fra le cause e gli attori della violenza il Rapporto cita i gruppi estremisti indù
come “Rashtriya Swayamsevak Sangh” (Rss, “Corpo nazionale dei volontari”) che si conferma
la maggiore Ong esistente in India, promotrice di una ideologia nazionalista indù
che vorrebbe eliminare dal Paese le minoranze religiose. Secondo il testo inviato
a Fides, il Rss registra una costante crescita anche grazie alla nuova stagione politica
che vede il partito “Baratiya Janata Party” al potere nell’Unione, con il premier
Narendra Modi: se nel 2013 sono nate 2000 nuove tra sezioni e cellule locali del Rss,
nel 2014 ne sono nate oltre 5.000, per un totale di oltre 5 milioni di membri attivi.
Il Rss ha preso possesso di 60 chiese, sconsacrandole e trasformandole in proprie
basi.
La complicità delle istituzioni
Il documento solleva anche il problema della complicità delle istituzioni: “Spesso
la polizia rifiuta di registrare atti di violenza anticristiana come tali e anche
i mass-media tendono a ignorare gli abusi, non riportando le notizie”. In altri casi
la persecuzione non viene alla luce perché le vittime hanno paura di essere uccise
e non denunciano le violenze. In pochi casi gli abusi sono giustificati da cause diverse
dall’odio religioso, come malattia mentale, ubriachezza, rapina.
I cristiani uccisi
Tra i cinque morti, si ricorda un ragazzo di 11 anni, Govind Kuram Korram, sequestrato
e lasciato morire di fame e di stenti in Chhattisgarh da suo zio, che si opponeva
al fatto che la famiglia del ragazzo fosse divenuta cristiana. Il Pastore protestante
Sanjeevulu è stato accoltellato in Andhra Pradesh. Un laico cristiano è stato ucciso
in Orissa dopo il rifiuto di riconvertirsi all'induismo, mentre i coniugi Dominic
(45 anni) e Christina (35 anni) Bhutia, convertitisi dal buddismo al cristianesimo
in Bengala Occidentale, sono stati assassinati sotto gli occhi della figlia dodicenne.
(P.A.)
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