2015-01-21 14:28:00

La Biblioteca Apostolica Vaticana in dialogo con la Cina


Il dialogo tra Santa Sede e Cina percorre anche le strade della cultura. Saranno presentati domani a Roma, presso la Biblioteca Casanatense, i primi 44 volumi della "Collezione delle opere storiche e letterarie cinesi di epoca Ming (1368 - 1644) e Qing (1644 - 1911) contenute nella Biblioteca Apostolica Vaticana". Il progetto complessivo prevede la pubblicazione, in forma anastatica, di 4 serie di volumi, ed è nato grazie alla collaborazione fra l'Università di lingue straniere di Pechino e la Biblioteca Vaticana, con l'ausilio dell'Università La Sapienza e dell'Istituto Confucio di Roma. Il prefetto della Vaticana, mons. Cesare Pasini, ne descrive la genesi al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Le prime intese sono iniziate nel 2008 e poi dopo siamo partiti a fare le fotografie dei volumi, cioè a digitalizzarli. Adesso con un editore che ha il nome curioso di Elephant Press, dalla Cina, si sta arrivando finalmente a questa edizione anastatica di 44 volumi, con questi 170 titoli.

D. – Allora questo progetto in cosa è consistito? Realizzare delle copie di questi pezzi?

R. – Certo. Prima è consistito nell’andare alla ricerca dei pezzi adeguati, perché la Biblioteca Apostolica Vaticana ha 3000 opere a stampa o manoscritte che vengono dalla Cina. Si dovevano scegliere, però, quelle che fossero utili al progetto, soprattutto quei volumi per i quali non ci fossero copie in Cina o copie migliori in altre parti del mondo, volumi cioè che, essendo unici, necessitassero di essere riprodotti per poterli studiare anche nella ripresa, che adesso si sta facendo di tutta la storia precedente della Cina.

D. – Il fatto che nella Biblioteca Vaticana ci siano così tanti pezzi che riguardano la cultura cinese è una prova dell’apertura universalistica, che questa istituzione ha avuto fin dalla sua fondazione nel 1400…

R. – Sì, quell’apertura, che è partita ovviamente con il latino e il greco e poi è arrivata all’ebraico e alle altre lingue, già nel ‘500 si apriva anche al cinese. Pensiamo, fra l’altro, a tutti i missionari – Ricci e tanti, tanti altri – che andando in Cina prendevano opere o traducevano opere letterarie o scientifiche della Cina e, a loro volta, producevano in lingua cinese per la catechesi, ma anche per l’informazione che portavano in Cina di tutte le conquiste occidentali. Sono opere che indicano questo dialogo, questa mutua conoscenza tra gli uni e gli altri.

D. – Fra i libri di provenienza cinese, quelli di maggiore interesse – come accennava – quelli più studiati sono proprio le opere dei missionari: gesuiti, francescani, dominicani…

R. – Esatto. Pensi che ho davanti a me la riproduzione di un foglio di un volume a stampa del 1674 di un gesuita, Ferdinand Verbiest, e si vede in questa doppia pagina l’immagine del tetto dell’Osservatorio imperiale di Pechino, perché fu attrezzato proprio da questo gesuita e poi ne fu fatta una raffigurazione per vedere le strumentazioni astronomiche.

D. – Possiamo dire che i volumi pubblicati in Cina e in Europa furono in quell’epoca uno strumento essenziale per la comunicazione tra Oriente ed Occidente?

R. – Sì, certo, e proprio per una conoscenza reciproca ai più svariati livelli: teologico, filosofico, ma anche scientifico e di conoscenza letteraria. Quindi è un dialogo fra culture, fra popoli. In genere i missionari sono capaci di questo, da cui poi nasce tutto quell’aspetto positivo di conoscenza che costruisce percorsi buoni.

D. – Ecco, quindi, voi pensate che questa opera di digitalizzazione di gran parte del materiale della Vaticana e la pubblicazione poi su carta - quest’opera che dovrebbe contare poi alla fine quattro serie di volumi con 700 titoli - sia in qualche modo la continuazione di questa comunicazione tra Oriente ed Occidente…

R. – Certo, la modalità con cui si fanno questi contatti si evolve, cambia, con i secoli e con le strumentazioni che abbiamo, ma lo spirito è ancora quello. Spesso mi viene da dire: la cultura conosce le vie del dialogo e qui siamo ancora a fare questa intesa reciproca per aiutare a conoscerci meglio.








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