2015-01-21 15:26:00

Vescovi francesi: no eutanasia, ma estendere a tutti cure palliative


Al via il dibattito al Parlamento francese sul “fine vita”. Un rapporto stilato dai deputati Claeys e Leonetti chiede una revisione dell’attuale legge che regola dal 2005 l’eutanasia in Francia e l’introduzione del diritto dei pazienti “a una sedazione profonda e continua” in caso di malattia giudicata incurabile e “con prognosi infausta a breve termine”. I vescovi francesi, con una dichiarazione presentata ieri a Parigi da un pool di esperti, guidato dall’arcivescovo di Rennes mons. Pierre d’Ornellas, ha lanciato un appello alla “fraternità” verso le persone più vulnerabili. Gli esperti della Conferenza episcopale lanciano nella dichiarazione un “grido d’allarme” sullo stato della medicina palliativa e dei trattamenti nel Paese e parlano in questo senso di “una causa nazionale prioritaria”. “Rispondere in modo insufficiente a questa urgenza - si legge nel testo - è rendersi complici del male di morire attuale in Francia ed è anche favorire le domande sempre dolorose di eutanasia”. Jean-Baptiste Cocagne ha intervistato mons. Pierre d’Ornellas:

Sì a sedazione che attenui dolore

R. – Nous voulons dire que la proposition de loi qui a été déposée à l’Assemblée Nationale …
Noi vogliamo affermare che la proposta di legge depositata all’Assemblea nazionale dai deputati Jean Leonetti e Alain Claeys può trovare tutto il suo significato soltanto se la si legge calata nella cultura palliativa, cioè nell’ambito della formazione di tutti gli operatori sanitari alla cultura palliativa e dell’estensione a tutti i pazienti delle cure palliative. Questa proposta di legge avrà senso soltanto se la sedazione sarà prescritta con competenza – ovviamente – e se questa sedazione, praticata con competenza, non sarà forzatamente una sedazione profonda: potrebbe essere anche una sedazione intermittente, ma comunque una sedazione che abbia lo scopo di alleggerire la sofferenza. E’ questa la giusta maniera in cui leggere questa proposta di legge e in cui va precisata. Ad esempio, bisogna re-introdurre nella proposta di legge il principio del duplice effetto in maniera tale che i medici siano costretti a indicare chiaramente l’obiettivo che perseguono, e cioè procurare sollievo dalle sofferenze e mai facilitare la morte. Questo è il punto essenziale.

Promuovere cultura palliativa
D. – Come seguirete il dibattito? Pensate di esercitare un certo peso?

R. – Dans la République française, les députés ont une possibilité de débattre entre eux …
Nella Repubblica francese i deputati hanno la possibilità di dibattere tra di loro e noi non possiamo intervenire che con interventi pubblici o tramite il contatto personale. Io personalmente ho tutte le intenzioni di discutere con qualunque deputato voglia farlo, come ho già fatto, per attirare l’attenzione su alcuni punti; confido anche nel fatto che vi siano prese di posizione pubbliche, al fine di incoraggiare e rendere omaggio a tutti gli operatori sanitari e a tutti i volontari che con competenza, accuratezza e amore accompagnano i nostri fratelli e sorelle che si avvicinano alla morte. Vorrei anche calmare le inquietudini e le angosce dei francesi riguardo alla morte. Credo che la nostra presa di posizione pubblica sia volta a spiegare ai deputati e ai senatori, all’opinione pubblica, affinché nella nostra società si formi una cultura palliativa, cioè una pacificazione nei confronti della morte.

Parlare della morte è tabù
D. – Lei ha l’impressione che il dibattito in seno alla società sia all’altezza dell’argomento? Ha l’impressione che i francesi siano informati sulla questione del fine-vita?

R. – Non, parce qu’il y a un non-dit qui est évident et qui est normal …
No, perché ci sono delle cose non dette, e questo è evidente e normale visto che si parla della morte. Come lo ha espresso molto bene il Rapporto Sicard del dicembre 2012, è necessario re-introdurre la porola "morte" nella nostra società, come una parola di cui si può parlare, mentre oggi questo argomento è tabù. E’ più facile assimilare un argomento sociale che riguardi la vita – che sia in campo bioetico, nel campo dell’istruzione, della famiglia o del matrimonio – che informarsi su un argomento sociale che è estremamente delicato e che provoca grandi emozioni, perché è capitato di accompagnare una persona cara, perché c’è stato un lutto in famiglia … Per tutte queste ragioni è molto delicato il compito di affrontare in maniera serena e tranquilla questo argomento. Io percepisco che nella nostra società ci sia oggi anche una sorta di angoscia. Dove stiamo andando? Cosa succederà di noi? E bisogna ricostruire, all’interno della società, la fiducia nei riguardi del corpo medico. Credo che anche i politici debbano avere fiducia nel corpo medico e non limitarsi ad imporgli quello che ritengono opportuno. La legge Leonetti, nel 2005, ha suggerito un quadro legislativo – secondo me notevole – volto a rispettare le linee guida per le buone pratiche che il corpo medico aveva elaborato proprio per essere sempre in condizione di rispettare il giuramento d’Ippocrate.








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