2015-01-22 06:41:00

Vescovi Andalusia: non ridurre ore di religione nelle scuole


“Il governo dell’Andalusia rispetti il diritto costituzionale dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose”: scrivono così i vescovi dell’Andalusia, in Spagna, in una nota diffusa al termine della 130.ma Assemblea plenaria, svoltasi a Cordoba. In particolare, i presuli fanno riferimento all’intenzione del governo locale di ridurre da 90 a 45 minuti settimanali l’orario di insegnamento della religione nelle scuole primarie della regione, proponendo l’ora alternativa di “valori sociali”. Un’intenzione che una parte della popolazione non ha gradito, tanto che sono state raccolte 430mila firme per chiedere una corretta regolamentazione dell’insegnamento della religione negli istituti di formazione.

Rispettare i diritti sanciti dalla Costituzione
Sostenendo la raccolta popolare di firme, i vescovi andalusi ricordano, quindi, che “conformemente all’articolo 27.3 della Costituzione spagnola, le autorità pubbliche devono garantire il diritto che spetta ai genitori affinché i loro figli ricevano la formazione religiosa e morale confacente alle loro convinzioni religiose”. Di qui, l’appello perché non siano violati “i diritti costituzionali riconosciuti alla famiglia e gli accordi tra la Spagna e la Santa Sede, negando il diritto ad una formazione religiosa di qualità e rispettosa della legislazione vigente”.

Ora di religione indispensabile nel processo educativo
“L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole – continua la nota episcopale – viene sollecitata dall’87% dei genitori, a livello dell’educazione primaria”, un dato che “i responsabili politici di una società democratica devono tenere in conto”. Al contempo, i vescovi del sud della Spagna esprimono la loro solidarietà ai 2.700 docenti di religione che rischiano di perdere il lavoro “in un momento tanto difficile per l’occupazione”. “La formazione religiosa – annotano ancora i presuli – è una dimensione indispensabile nel processo educativo dei figli e sia i genitori che i professori devono tutelarla e promuoverla”. Di qui, l’invito alle istituzioni affinché aprano al dialogo “in una forma rispettosa del sentimento della maggioranza dei genitori andalusi e del lavoro dei docenti”. (I.P.) 
 








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