2015-01-24 12:33:00

Voto in Grecia, arcivescovo di Atene: governo stabile per bene Paese


Elezioni cruciali questa domenica in Grecia. Secondo i sondaggi, risulta favorito il partito di sinistra radicale Syriza, guidato da Tsipras, che minaccia di non confermare gli impegni con l’Unione Europea assunti dal governo uscente del conservatore Samaras. Bruxelles ha assicurato ad Atene 240 miliardi di euro in prestiti, ma a prezzo di forti tagli e sacrifici. Alla richiesta di ulteriori misure per il 2015, per sbloccare un’ulteriore tranche di 7 miliardi, i colloqui a novembre si sono interrotti. Nel 2014 la Grecia era tornata alla luce, anche se con un livello di disoccupazione ancora al 25%. Dopo decenni, aveva registrato un surplus nel bilancio primario ma da fine anno è di nuovo in recessione. Per avere il punto di vista della Chiesa locale sul voto, Fausta Speranza ha intervistato l’arcivescovo di Atene, mons. Sevastianos Rossolatos:

Necessario governo stabile per il bene del Paese
R. – Deve prevalere la prudenza dei politici. Oggi sembra difficile che quello che sarà il primo partito possa avere la maggioranza al parlamento e si ha quindi la paura di ripetere dopo un po’ le elezioni, protraendo l’instabilità. I partiti, infatti, si presentano con posizioni abbastanza contrastanti e sembra difficile che trovino l’accordo per un governo di coalizione. Certo, ora vogliono attirare più voti a se, così non fanno intravedere una possibile intesa. Quindi la nostra aspettativa è che i politici abbiano a cuore il bene del Paese, delle persone e si mettano d’accordo per formare un governo forte, stabile, perché la crisi economica non può aspettare.

Maggioranza popolazione non vuole uscire da Ue
D. – Si parla tanto di responsabilità nei decenni passati di una gestione della cosa pubblica con criteri dissennati. Questa grossa crisi è scoppiata nella congiuntura internazionale di recessione ma è frutto di scelte sbagliate e di conti pubblici truccati negli anni Novanta. Ora la Grecia sta tentando riforme, però si cavalca anche la via dell’anti-europeismo…

R. – Sì, c’è antieuropeimo nelle dichiarazioni ma la maggioranza del popolo non desidera uscire dall’Unione Europea e anche dall’euro e questo lo comprendono anche i partiti più radicali.

Difficoltà di un accordo
D. – Quindi viene strumentalizzato in campagna elettorale il tema dell’uscita dall’Unione Europea ma poi di fatto nessuno lo farebbe…

R. – Né i partiti lo vogliono, né la gente. La difficoltà è che si mettano d’accordo per prendere una strada comune, per un governo di coalizione.

Necessari investimenti e riforme
D. – C’è sicuramente un percorso di riforme da fare…

R. – Sì, ancora molte riforme, molte riforme. E poi c’è bisogno più di tutto di investimenti, non si vedono investimenti nuovi.

D. – Quindi, c’è bisogno di una politica con meno slogan ma più progettualità?

R. – Sì, certo. Che i politici si mettano d’accordo per creare un governo con forte maggioranza per portare avanti la discussione con l’Europa unita.

D. – Perché ci sia anche un aiuto dall’Unione Europea ma anche la serietà di prendere impegni e riforme convincenti…

R. – Sì, certo.

Appello della Chiesa
D. – Cosa dire ai politici? Qual è l’appello della Chiesa?

R. – L’appello della Chiesa è che i politici dicano la verità al popolo, perché ognuno non ricerchi il bene proprio ma piuttosto il bene del Paese perché la crisi morale che c’era ai livelli del governo e dell’amministrazione ha toccato anche la gente, la gente semplice partecipava alla crisi morale e così il Paese è arrivato così in basso.

Più onestà
D. – Quindi speriamo che questo momento di grande difficoltà economica e di impasse politico porti ad una svolta e ad uno slancio per il bene comune…

R. – Certo, speriamo che cambi la nostra mentalità, per essere più onesti.








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