2015-01-24 14:19:00

Ucraina, 15 morti a Mariupol: situazione umanitaria catastrofica


Non si placa la nuova escalation del conflitto nelle regioni separatiste dell’Ucraina orientale. Secondo le autorità di Kiev almeno 15 civili sono morti in un bombardamento dell'artiglieria dei ribelli filo-russi su un mercato di Mariupol. I separatisti controllano già l'aeroporto della città e stanno intensificando la loro offensiva per conquistare il centro. Intanto, si fa sempre più drammatica l’emergenza sanitaria e umanitaria. Marco Guerra ha raggiunto telefonicamente Andrea Ciocca, capo progetto a Donetsk di Medici senza Frontiere:

R. - Stiamo continuando a supportare le strutture sanitarie come abbiamo fatto negli ultimi  mesi. Ci sono più scontri in questi ultimi giorni. La situazione militare si sta inasprendo, quindi continuiamo ad aiutare gli ospedali dislocati sulla linea del fronte, fornendo loro medicinali e strumentazioni che servono a prendersi cura delle vittime di questo conflitto. Continuiamo anche, con le nostre équipes di psicologi, a fornire anche supporto per la salute mentale delle persone che ovviamente sono vittime anche dal punto di vista psicologico di questa situazione.

D. – Quindi si avverte anche sul fronte sanitario l’escalation del conflitto?

R. – Ci sono innanzitutto i combattimenti che si stanno concentrando in zone dell’aeroporto di Donetsk. Gli ospedali di riferimento sui due lati dei fronti stanno ricevendo più feriti rispetto alle settimane passate. Questo è presente anche nei notiziari e su internet e comunque i nostri contatti negli ospedali ce lo stanno confermando. Inoltre ci sono anche bombardamenti e colpi di artiglieria un po’ sparsi nelle altre zone della città e quindi anche altri ospedali stanno ricevendo feriti indiretti del conflitto.

D. – Alcuni bombardamenti hanno colpito anche gli ospedali: puoi confermarcelo?

R. – Purtroppo sì questa è una situazione inaccettabile. Abbiamo notizie indirette sia di ospedali che di scuole che sono state colpite e anche di strutture danneggiate da colpi di artiglieria. L’altro ieri, un piccolo ospedale, lontano dalle zone dei combattimenti, è stato colpito da due proiettili, vicino tra l’altro a dove noi abbiamo il nostro ufficio quindi abbiamo potuto verificare di persona; sei persone sono rimaste ferite, un medico e cinque pazienti, fortunatamente non sono in pericolo di vita. La struttura è tuttora danneggiata.

D. - Le vostre cure sono rivolte a tutta la popolazione indipendentemente dalle parti in lotta…

R. -  Noi cerchiamo di fornire aiuto ai pazienti, alle vittime del conflitto, che siano civili, che siano combattenti da un lato o dall’altro. Cerchiamo di supportare principalmente le strutture sanitarie che si prendono cura di queste persone. Quindi, questo succede sia dalla parte ancora controllata dal governo ucraino, sia nelle zone sotto il controllo dei ribelli.

D. – Quindi sta reggendo il sistema sanitario ucraino o iniziano ad esserci falle, emergenze, carenze?

R.  – No, il sistema sanitario ucraino non sta reggendo. Nella parte ancora sotto il controllo del governo ci sono molte difficoltà, soprattutto nella fornitura puntuale di farmaci e medicinali. Nelle zone controllate dai ribelli la situazione è ancora drammatica perché il governo ha deciso di non pagare più i salari al personale sanitario e la fornitura di medicinali è del tutto inesistente. Quindi il personale medico continua ad andare a lavorare, nonostante da diversi mesi non stia ricevendo più lo stipendio. La popolazione fa molta fatica a trovare medicinali. Innanzitutto perché sono poco disponibili anche nelle farmacie private e il costo di quello che è rimasto sta salendo. La popolazione è rimasta senza lavoro. Le persone che hanno lavorato tutta una vita per avere la loro pensione non la stanno più ricevendo. Anche l’accesso ai medicinali di base è interrotto.

D. – A tutto questo si aggiunge l’inverno e la guerra: si può parlare anche di un’emergenza umanitaria?

R. – Decisamente. Alcune agenzie la definiscono la situazione umanitaria “catastrofica”. Il protrarsi di questo conflitto per lungo tempo sta avendo conseguenze molto pesanti per tutta la popolazione non solo per le persone malate che hanno bisogno di aiuto medico. Non c’è lavoro, il supporto finanziario del governo è stato tagliato a tutta l’amministrazione, quindi non solo agli ospedali, alle strutture sanitarie. Non è più possibile accedere al proprio conto corrente. Quella parte di popolazione più debole - parliamo di persone con disabilità, invalidi, persone anziane, che precedentemente contavano sulla loro pensione e sulle strutture sovvenzionate dallo Stato per la propria sopravvivenza - ora non ha più queste risorse. Addirittura, in alcuni posti che abbiamo visitato è difficile trovare cibo. Quindi, decisamente, la situazione, con le temperature che si stanno abbassando, si fa sempre più difficile.

D. – Cosa chiedete alla comunità internazionale e ad agenzie come l’Oms?

R.  – Da diversi mesi si parla della crisi ucraina, però sul terreno possiamo osservare ben poche Ong internazionali o agenzie internazionali che cercano di farsi carico di questo problema. Sicuramente vorremmo vedere una presenza più efficace di queste agenzie per cercare di dare sollievo alla popolazione.








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