2015-01-26 12:31:00

Card. Filoni: Chiesa vietnamita viva e al servizio del Paese


Il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il card. Fernando Filoni, è rientrato questa mattina in Vaticano dopo la sua visita pastorale di sei giorni in Vietnam. Il porporato - che ha incontrato tutte le realtà del Paese - al microfono di Roberto Piermarini spiega che risonanza ha avuto la sua visita da parte della Chiesa vietnamita:

Fedeli vietnamiti hanno una straordinaria coscienza cristiana
R. – La Chiesa locale non solo mi ha accolto molto bene, ma ha superato anche tutte le mie aspettative. Da parte ovviamente dei vescovi, c’è stato un incontro fraterno molto, molto bello con i sacerdoti, con le religiose, con i seminaristi. Qui abbiamo una Chiesa veramente ricca di vocazioni - sia maschile, sia femminili – e i sacerdoti che mi sembra lavorino bene, stiano bene e che sono impegnati in tantissime attività, alcune delle quali ho avuto poi modo di visitarle nelle varie diocesi. E poi da parte dei fedeli: direi che l’affetto dei nostri fedeli del Vietnam è un po’ come uno tsunami. Prima di tutto hanno una straordinaria coscienza cristiana, una pietà invidiabile e poi un grande affetto che naturalmente hanno manifestato in forma travolgente. Questo è un po’ tipico anche della personalità di questi nostri fedeli, che sentono molto la vicinanza e l’amore per i sacerdoti, i vescovi, ovviamente in questo caso, per il prefetto della Congregazione e soprattutto c’è un grande affetto che mi hanno tante volte detto ed espresso, per il Papa. Quindi una Chiesa estremamente viva, impegnata, che giorno per giorno riesce a rispondere alle attese, anche sociali ed umane del Paese. Devo dire che per me il Vietnam è stato una scoperta, nonostante avessi avuto modo di conoscere e di leggere. Vorrei anche dire un grande apprezzamento per quello che è stato fatto e che si sta facendo.

Buona intesa tra Chiesa e autorità vietnamite
D. – Eminenza, c’è stato un riscontro, ci sono state delle reazioni sui suoi colloqui al massimo livello che ha avuto con le autorità di Hanoi?

R. – Devo dire che tutti i giornali locali – sia quelli in lingua vietnamita, sia anche quelli in lingua inglese – hanno riportato, anche in prima pagina, oltre alle foto, l’incontro, in apprezzamento della collaborazione che esiste, della buona intesa che esiste tra la Chiesa cattolica, la Santa Sede e naturalmente le autorità locali. Io poi personalmente ho avuto modo anche di riscontrarlo negli incontri che ho avuto: sono stato invitato, oltre che al più alto livello dell’Ufficio per gli affari religiosi del governo, anche dal primo ministro e dal segretario del Comitato del partito comunista di Hanoi. Addirittura, alla mia partenza, il vicepresidente dell’Ufficio per gli affari religiosi è venuto ad Hanoi a salutarmi all’aeroporto. Dunque, a tutti i livelli, mi è sembrato di trovare moltissima attenzione e vorrei dire anche soddisfazione, perché erano molto contenti degli incontri che abbiamo avuto, come poi il rappresentante pontificio non residente, mons. Girelli, ha avuto modo di vedere; così come il presidente della Conferenza episcopale che mi ha accompagnato ed anche gli altri vescovi presenti a questi incontri. Quindi direi che anche a livello mediatico – oltre che la stampa – anche la televisione ha ripreso – mi hanno detto – varie volte questi incontri.

Prospettive missionarie
D. – Cardinale Filoni, considerando anche le limitazioni che incontra la Chiesa vietnamita, che speranza apre la sua visita pastorale?

R. – Le limitazioni non sono in ordine alla fede e non sono in ordine a contrastare la fede: a volte sono – come loro stessi hanno detto – questioni particolari, sulle quali poi bisogna in qualche modo trovare giustamente un dialogo. Direi che le prospettive sono quelle soprattutto della missionarietà: è una società che sta cambiando velocemente a livello economico, a livello sociale, ma ancora tradizionalmente legata ai propri valori del mondo buddista e del mondo confuciano, comunque tradizionali del Vietnam. In questo l’annuncio del Vangelo ha bisogno di trovare forme, di incarnarsi in modo che sia comprensibile ed accettato. C’è poi la questione, invece, delle minoranze, dove effettivamente abbiamo più soddisfazioni sul piano proprio missionario: per esempio nella diocesi di Hung Hoa, visitando una parrocchia, abbiamo avuto la bellezza di oltre 200 nuovi battezzati, quasi tutti tribali; anche nell’incontro che c’è stato a Da Nang, per il 50.esimo della diocesi, oltre 50 tribali adulti sono stati battezzati. Dunque c’è un lavoro che si può fare bene in mezzo al mondo tribale. Ho visto anche tante religiose tribali e questa è una novità che naturalmente io non conoscevo e che – come dire – già interpreta in qualche modo l’attività pastorale di persone che vengono dal mondo tribale per i tribali stessi. Ancora non abbiamo dei sacerdoti in questo senso, ma c’è un impegno da parte di tutti affinché si possano trovare anche delle vocazioni sacerdotali che lavorino bene in questo ambiente stesso.

Terzo millennio dedicato all'evangelizzazione dell'Asia
D. – La sua visita è avvenuta dopo il secondo viaggio del Papa in Asia: quali prospettive si aprono per l’annuncio del Vangelo nel continente asiatico, eminenza?

R. – Il Papa ha a cuore l’evangelizzazione del continente asiatico, come ha a cuore in particolare - lo aveva già detto il Papa Giovanni Paolo II, oggi santo – che questo millennio debba essere dedicato all’evangelizzazione dell’Asia, con un impegno che sia adeguato a questo grande continente. Quindi la visita del Papa sia in Sri lanka, sia anche nelle Filippine rappresenta un’attenzione straordinaria che Papa Francesco ha per questo continente. Quindi speriamo e ci auguriamo, lo dicono anche i nostri stessi cristiani: quante volte mi hanno detto in Vietnam: “Dica al Papa di venire da noi. Che non voli solo sopra il Vietnam, ma che scenda pure da noi”. Questo è molto bello perché evidentemente sentono che il Papa porta con sé uno slancio missionario che in questo continente credo possa trovare ancora ampio spazio.








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