2015-01-26 13:54:00

In Grecia vince la sinistra radicale. Tra le priorità la politica interna


In Grecia, netta vittoria per il partito “Syriza” guidato da Alexis Tsipras che sarà il nuovo primo ministro ellenico. La formazione della sinistra radicale ha ottenuto 149 seggi, un risultato schiacciante ma non sufficiente per ottenere la maggioranza assoluta. Per formare il nuovo governo è stato raggiunto l’accordo con il partito di destra dei “Greci Indipendenti”, ribadendo la comune contrarietà alla politica di austerità dell’Unione Europea. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

“Ελλάδα…
“La Grecia ha voltato pagina. Il verdetto del popolo greco – ha detto Alexis Tsipras subito dopo l’esito del voto – pone fine al cammino di austerità e di distruzione”. “I greci hanno mostrato la strada del cambiamento all'Europa”, ha aggiunto Tsipras, che sarà ricevuto nel pomeriggio dal presidente greco per giurare come premier e ricevere l’incarico di formare il nuovo esecutivo. Nel pomeriggio, è prevista anche una riunione dei ministri delle Finanze dell'Eurozona, all’indomani del voto in Grecia. Tra gli obiettivi di Syriza, figurano la rinegoziazione del debito pubblico ellenico, che secondo stime indipendenti ha raggiunto i 330 miliardi di euro, l’aumento di stipendi e pensioni e la riduzione delle tasse. Ma quello che si profila con l’Unione Europea sarà un negoziato complesso. Nonostante alcuni aumenti negli ultimi anni, la pressione fiscale in Grecia – ha dichiarato stamani il presidente della Bce Mario Draghi – resta “ben inferiore alla media della zona euro”. Il governo tedesco – ha dichiarato il portavoce della cancelliera Angela Merkel – offrirà al futuro governo greco la propria collaborazione'', ma ''gli impegni presi – ha sottolineato – vanno mantenuti''.

Oltre alle questioni legate all’Unione Europea sarà cruciale per il nuovo governo greco la politica interna. E’ quanto sottolinea, al microfono di Emanuela Campanile, il giornalista della emittente pubblica greca "Ert", Dimitri Deliolanes, raggiunto telefonicamente ad Atene:

R. – Oltre alle questioni economiche, di sviluppo, oltre a combattere l’emergenza umanitaria – come la chiama Tsipras stesso – c’è il problema di rendere questa sofferenza collettiva del popolo greco un po’ più equa. Questo significa, per esempio, cominciare a far pagare le tasse agli evasori fiscali, cominciare a togliere quegli scandalosi privilegi di cui tutti i greci sono a conoscenza e che nessuno governo, finora, ha osato toccare. E quindi, soddisfare l’esigenza dell’opinione pubblica, del popolo greco, di una maggiore giustizia sul piano retributivo, fiscale ma anche su quello della giustizia penale. Non lasciare che ci siano sacche di immunità tra i ricchi e i potenti. Questo è un punto centrale, secondo me, nel futuro operato del governo di Alexīs Tsipras.

D. – Sabato scorso, sul “Sole 24 ore” è stato pubblicato l’articolo di Adriana Cerretelli dal titolo: “E se fosse Atene a salvare l’Euro”?

R. – È esattamente la scommessa di Tsipras e dei suoi elettori rispetto all’Europa. Loro fanno il seguente ragionamento: abbiamo visto le elezioni europee, abbiamo visto questo sentimento di protesta che è emerso in maniera impetuosa non solo contro l’austerità, ma anche, addirittura, contro la stessa unificazione europea. All’indomani delle elezioni europee, abbiamo visto in fretta i governi europei cercare di “cancellare”, “mettere tra parentesi”, le elezioni europee. Hanno sbagliato, perché bisogna dare una risposta a questa esigenza degli elettori. Quindi, bisogna sicuramente cambiare politica economica, mettere da parte l’austerità, come sta chiedendo l’oramai legittimo governo greco, e procedere in tempi veloci verso l’unificazione anche politica dell’Unione Europea. Questo è esattamente il proposito di Alexīs Tsipras.

D. – Si dice che Tsipras possa in qualche modo trascinare i partiti populisti di altri Stati dell’Unione Europea…

R. – È probabile. Mi sembra che il "Fronte nazionale" di Marie Le Pen sia il primo partito in Francia e mi sembra che il partito di Farage sia il primo partito in Gran Bretagna. C’è un fortissimo rafforzamento dei partiti antieuropei e populisti. Ma, ne ha colpa Tsipras?








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