2015-01-26 14:18:00

Nigeria. Mons. Kaigama: Boko Haram uccide anche il dialogo


A tre settimane dalle elezioni presidenziali, in Nigeria si registra una nuova violenta offensiva di Boko Haram. Le milizie islamiste hanno conquistano diversi villaggi nel nordest, compiendo atrocità e facendo un numero ancora imprecisato di vittime. I fondamentalisti hanno anche tentato di entrare a Maiduguri, capitale dello Stato di Borno, sono stati respinti dai militari. Secondo il vescovo della città, mons. Doeme, c’è il rischio che Boko Haram possa conquistare l’intero nordest del Paese. Marco Guerra ha chiesto un commento all'arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale locale, mons. Ignatius Kaigama:

R. – The situation is not favourable…
La situazione non promette bene, perché stiamo ancora parlando di attacchi contro nigeriani innocenti, attacchi che hanno avuto “successo” perché le persone sono state uccise e loro hanno preso possesso della zona. Ora, le notizie dell’ultimo attacco a Maiduguri sono terribili e mi è stato detto che c’è stato un tentativo da parte dei gruppi militanti islamici Boko Haram di penetrare a Maiduguri e prendere il controllo. Prima di adesso, c’erano stati attacchi nei paesi attorno a Maiduguri, ma ora vogliono entrare e prendere il controllo di Maiduguri. Quindi, è molto pericoloso e abbastanza inquietante, perché una volta presa Maiduguri, la capitale dello Stato di Borno, tutta l’area intorno cadrà facilmente sotto di loro.

D. – E per quanto riguarda il dialogo tra cristiani e musulmani? Cosa chiede lei alla comunità internazionale per favorire questo dialogo e per aiutare i nigeriani?

R. – First of all, it has not anything to do…
Prima di tutto, questo non ha niente a che vedere con il dialogo perché si sta trattando con un gruppo irrazionale, che uccide le persone quando vuole: che siano cristiani, musulmani, li uccide indiscriminatamente. Non può, dunque, esserci dialogo in tale situazione. Perciò noi contiamo sull’intelligence, su una rete di contatti e un equipaggiamento adeguato che dia sicurezza, da parte del governo nigeriano e, se possibile, da parte della comunità internazionale. A questo punto, il dialogo è impossibile di fronte a gente che uccide, distrugge in nome di Dio: non riesci ad avere la sua attenzione, è difficile dialogare. Noi speriamo che la comunità internazionale ci aiuti ancora, anche se ufficiali nigeriani di spicco hanno detto di non avere bisogno dell’aiuto della comunità internazionale. Ma in questo posto ancora muoiono delle persone, quindi se il governo nigeriano non può controllare adeguatamente la situazione di violenza, penso che ci sia bisogno dell’assistenza internazionale.

D. – A febbraio, ci saranno le elezioni per il nuovo presidente della Nigeria. Quali sono le speranze delle persone, le speranze della Chiesa, aspettando queste elezioni?

R. – Now, there is a feverish campaign…
Adesso c’è una campagna elettorale febbrile a livello statale e a livello federale. La gente può scegliere a chi dare il potere, ma noi stiamo dicendo loro che ottenere il potere non è la nostra priorità. Diventare governatore o presidente non è la priorità della Nigeria. Dovrebbero essere politici che hanno voglia di servire la Nigeria, di usare la politica come strumento per lo sviluppo sociale e il progresso. Sfortunatamente, i politici si limitano a procurarsi ricchezza e non servono il popolo. Ecco perché c’è grande sofferenza, perché l’insicurezza è diffusa e così la corruzione: la politica non viene usata per il fine prefissato. Diciamo ai contendenti e a coloro che li votano di ricordare che ciò che veramente è cruciale è che i nigeriani vivano in pace e che abbiano cibo sufficiente, assistenza sanitaria e tutto questo. Quindi, se questa è la priorità, siamo insieme. Sfortunatamente, ripeto, molti dei nostri politici non vedono il bene comune e l’interesse della Nigeria al primo posto. Speriamo che questo cambi e che i leader che chiedono il nostro voto, ci convincano oltre ogni dubbio, di essere disinteressati e pronti a dare se stessi in favore della Nigeria e dei nigeriani.








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