2015-01-27 12:34:00

Nel Giorno della memoria rivive la musica composta nei lager


“Tutto ciò che mi resta, il miracolo della musica composta nei lager”: questo il titolo del concerto tenutosi ieri sera all’Auditorium Parco della musica di Roma per la Giornata della Memoria. L’evento, organizzato sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica, ha proposto una selezione di musiche e di video sulla vita e le composizioni dei musicisti nei campi di concentramento nazisti. C’era per noi Elvira Ragosta:

La voce di Ute Lemper, quella del coro delle voci bianche dell’Accademia di Santa Cecilia e numerosi musicisti, riuniti al Parco della Musica di Roma per mettere in scena alcune delle migliaia di composizioni, partiture, registrazioni fongrafiche che compongono l’immensa produzione musicale di ebrei, ma anche di rom, nei campi di sterminio nazisti. “Compositori – ha ricordato il presidente dell’Unione comunità ebraiche italiane RenzoGattegna – coscienti di scrivere negli ultimi giorni della loro vita e nonostante questo dotati di armi più potenti dei loro carnefici”. Una ricerca durata anni, alla quale si è dedicato con passione il musicologo Francesco Lotoro per recuperare materiale prezioso, spesso scritto su mezzi di fortuna, come lui stesso ci ha raccontato:

“Sacchi di iuta rivoltati, soprattutto laddove si lavorava, si maneggiava il cartone nei campi di lavoro coatto. Poi di carta igienica abilmente incollati tra di loro, in modo da conferire spessore, sui quali veniva ricavata tutta la musica che andava poi nascosta perché solitamente si trattava di musica scritta da prigionieri politici”.

Ci sono anche musiche scritte da cattolici a Dachau e in altri campi, come ricorda Lotoro:

“A Dachau, ci fu volutamente un internamento, una concentrazione di religiosi, soprattutto in due block: centinaia e centinaia di ecclesiastici ma anche preti ortodossi, vescovi delle chiese riformate o veterocattoliche, che per varie ragioni di natura squisitamente politica si ritenne di far confluire a Dachau. Molti religiosi sono stati grandi musicisti che hanno lasciato un patrimonio di cui non conosciamo ancora l’ampiezza e la bellezza, salvo casi specifici, come per esempio la “Dachauer-Messe” di padre Gregor Schwake, monaco benedettino che la eseguì nel settembre del 1944 a Dachau”.

E sull’importanza di conservare e riproporre queste musiche scritte nei campi di sterminio nazista, Francesco Lotoro conclude:

“E’ un punto di arrivo, questo, ora finalmente questa musica può attingere alla normalità. Deve essere sentita non più come eccezionale. Occorre lavorare perché questa musica si riprenda decenni di vita interdetta e possa essere un giorno suonata come Beethoven, Mozart, Mahler, nelle chiese, nelle sinagoghe, negli auditorium. La normalità è il punto di arrivo di questa musica”.








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