2015-01-28 14:16:00

Erdogan contro l’autonomia curda nel Nord della Siria


I curdi di Turchia hanno festeggiato liberazione di Kobane, la città siriana a maggioranza curda per quattro mesi nelle mani del sedicente Stato islamico. Dal canto suo, il presidente turco, Erdogan, ha subito ribadito la contrarietà di Ankara a una regione autonoma curda nel nord della Siria, temendo che questa possa alimentare le spinte indipendentiste della comunità curda di Turchia. Per un commento, Marco Guerra ha intervistato Valeria Talbot, responsabile del programma per il Mediterraneo e il Medio Oriente dell’Ispi:

R. – Il governo di Ankara teme fortemente la formazione di un Kurdistan siriano indipendente, perché questo potrebbe avere forti ripercussioni a livello interno. La Turchia ha una consistente minoranza curda al suo interno, si conta circa il 15-20% della popolazione. Dunque, per Ankara l’autonomia curda in Siria è quindi da evitare, dopo che vi è anche un’autonomia curda in Iraq  proprio al confine orientale della Turchia. La Turchia si troverebbe, in prospettiva, circondata e vorrebbe evitare che ciò abbia ripercussioni sulle istanze separatiste e autonomiste di quella parte della popolazione curda: soprattutto istanze autonomiste, che sono state portate avanti in maniera violenta, dagli anni ’80 ad oggi, dal Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan, considerato organizzazione terroristica non soltanto dalla Turchia ma anche dagli Stati Uniti e dall’Europa. I curdi siriani hanno collegamenti stretti con il Pkk, quindi un rafforzamento dei curdi siriani, nell’ottica del governo di Ankara, avrebbe ripercussioni, provocherebbe un rafforzamento del Pkk. E questo è uno scenario che Ankara vuole evitare anche perché il governo turco ha avviato negoziati di pace che coinvolgono la componente curda ma anche il Pkk per raggiungere una soluzione della questione della questione curda.

D.  – Il governo turco è stato più volte accusato di appoggiare in Siria i gruppi jihadisti in chiave anti-Assad e anti-curda. L’atteggiamento è cambiato quando tutta la comunità internazionale si è impegnata contro l’Isis. Questo cambio di strategia cosa ha comportato per il governo Erdogan?

R.  – In realtà la priorità del governo turco in Siria non converge con le priorità degli Stati Uniti e con le priorità della comunità internazionale. Per Erdogan l’obiettivo principale in Siria è la fine del regime di Bashar Al Assad, non la lotta all’Isis. La lotta all’Isis, da una prospettiva turca, è una conseguenza di una crisi più grande che coinvolge non soltanto la Siria ma tutto lo scenario mediorientale, quindi compreso l’Iraq.

D. – In questo scacchiere adesso bisognerà tenere conto delle rivendicazioni del popolo curdo dopo la liberazione di Kobane. C’è ancora chi sogna la creazione di un grande Stato tra il nord della Siria e il nord dell’Iraq?

R. – Il sogno del grande Kurdistan è un sogno che c’è, ma che rimarrà difficilmente realizzabile anche perché, al di là dell’ideale, vi sono differenze sostanziali tra i curdi siriani, i curdi iracheni, i curdi di Turchia. La liberazione di Kobane segna senz’altro un successo per i curdi siriani. Da una prospettiva turca, si aggiunge preoccupazione già al forte timore dell’instabilità ai propri confini meridionali.








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