2015-01-28 20:01:00

Ostaggio giapponese: giallo sulla trattativa Is -Giordania


Manca ancora una conferma ufficiale della liberazione degli ostaggi - un pilota giordano e un giornalista giapponese - nelle mani dell’autoproclamato stato islamico. Annunci e smentite sulla loro sorte si susseguono dopo che le autorità giordane avevano accettato di rilasciare, in cambio, una donna condannata per terrorismo. Ascoltiamo il servizio di Davide Maggiore

Voci contrastanti si rincorrono da ore, ma non c’è nessuna conferma ufficiale della liberazione del giapponese Kenji Goto e del giordano Muaz al-Kassasbeh. La tv satellitare al-Jazeera sostiene infatti di essere in possesso di un audio registrato da un responsabile dell’organizzazione che li teneva prigionieri, ma il ministero degli Esteri giordano ha negato che sia stata rilasciata Saijda al-Rishawi, condannata ad Amman per complicità in un attentato che aveva provocato circa 60 vittime. In cambio i giordani vorrebbero infatti una prova - non fornita al momento - che il pilota loro connazionale sia ancora in vita. Nelle scorse ore le autorità del paese mediorientale si erano dette disponibili a uno scambio di prigionieri se al-Kassasbeh fosse stato restituito “sano e salvo”, ma i jihadisti sembravano disposti ad includere nella trattativa solo il giornalista giapponese, di cui avevano già ucciso il collega Haruna Yukawa. Ad aumentare l’incertezza, il fatto che l’ultimatum lanciato dai rapitori attraverso un video - “spregevole” secondo il premier nipponico Shinzo Abe - sia scaduto proprio nelle ore in cui era arrivata l’apertura del governo giordano. 

La trattativa con il sedicente stato islamico, che ha portato ad un complesso scambio di prigionieri, è una sconfitta perché rafforza l’integralismo jihadista, conferendone una sorta di riconoscimento politico. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il presidente del Centro Studi Internazionali, Andrea Margelletti:

E’ una sconfitta per tutti noi. Questo, innanzitutto, dimostra come tutti i Paesi negozino con i gruppi che hanno degli ostaggi. Ma, soprattutto, la vera sconfitta è che non si riesce a trovare una politica comune di negoziazione nei confronti dei gruppi dell’eversione radicale. Ciascuna nazione si muove secondo le linee della propria politica interna. Il vero punto è che l’Occidente – e per Occidente intendo anche i giapponesi- non ha un punto di vista comune su come trattare con queste realtà. E quindi questo ci rende infinitamente più deboli rispetto a loro.

D. – In questo caso la condizione posta dai miliziani jihadisti non era un riscatto ma la liberazione di una terrorista, aspirante kamikaze…

Il punto non è il rilascio di un terrorista. Le stesse Brigate Rosse richiedevano il rilascio di terroristi in cambio della vita di Aldo Moro. Il punto vero è che stanno cercando, e stanno ottenendo, una sorta di riconoscimento politico. Questo è il vero rischio.








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