2015-01-28 19:21:00

Rapporto giovani (Ist. Toniolo): il 70% non vede prospettive


Il 70% dei giovani italiani vede il proprio futuro pieno di rischi e incognite. Disoccupazione e impieghi precari rendono la visione del domani sempre meno sicura. E’ uno dei dati che emerge da “La condizione giovanile in Italia - Rapporto giovani 2014”, presentato ieri a Roma. L’indagine è stata promossa dall’Istituto  Giuseppe Toniolo, in collaborazione con L’Università Cattolica Sacro Cuore. Il servizio di Marina Tomarro:

L’85% dei giovani è convinto che in Italia non ci siano possibilità sulle proprie competenze lavorative e per il 51% le opportunità per l'Italia di un vero rilancio sul mercato per i prossimi tre sono ancora poche. Anche la visione del futuro non è rosea. E’ questo il pensiero dei giovani che emerge dal Rapporto giovani 2014 sulla condizione giovanile in Italia. Alessandro Rosina tra i curatori dell’indagine:

R – Sul tema del lavoro, quello che abbiamo riscontrato dall’indagine è da un lato la conferma di un atteggiamento comunque positivo dei giovani, ma dall’altro, e questo invece è crescente, c’è la consapevolezza di trovarsi in un periodo storico e in un contesto di sistema-paese che ancora non ha dimostrato di credere nelle loro potenzialità. Quindi, le difficoltà di lavoro stanno diventando progressivamente una revisione al ribasso complessivamente in tutti i progetti di vita e questo è abbastanza preoccupante, perché non penalizza solo i giovani ma anche il loro ruolo positivo all’interno della società, dell’economia e della crescita generale del Paese.

D. – Il Rapporto attraversa un po’ tutta Italia, a livello nazionale. Ma come si differenzia la situazione da Nord a Sud?

R. – Nel Sud, le difficoltà oggettive sono maggiori. L’atteggiamento di fondo, però, è lo stesso: la voglia comunque di scommettere su se stessi, di trovare incoraggiamento e di essere aiutati a fare le scelte giuste la si trova trasversalmente su tutto il territorio. 

Ma in che modo le istituzioni possono aiutare i ragazzi a guardare al domani con più speranza? Ascoltiamo il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti:

R – Sicuramente, bisogna rappresentare una situazione di grande cambiamento, che è necessario nel nostro Paese. Noi lo stiamo facendo con le riforme, lo stiamo facendo con il "Jobs act", quindi con la riforma del mercato del lavoro, appunto proponendo questa condizione. Quindi, da questo punto di vista noi stiamo facendo delle scelte in termini di mercato del lavoro e di economia. Perché se non ripartono le imprese, se non ci sono opportunità di crescita, non è che si inventano i decreti. Quindi, questo è quello che stiamo facendo. 

D. – Questo Rapporto parla di giovani che non hanno più speranza nell’Italia e che vedono il loro futuro all’estero. Come rispondere?

R. – Io credo dimostrando che l’Italia ha grandi potenziali, grandi possibilità, che per loro c’è una prospettiva anche in questo Paese.

E secondo gli ultimi dati, circa il 44% dei giovani è disoccupato e proprio per questo il 75% di loro rinuncia a programmare il futuro per affrontare le difficoltà del presente. Ascoltiamo Marco Gay, presidente Giovani Confindustria:

R. – Sicuramente, i dati che emergono ci danno un panorama, se vogliamo dire, forse sfiduciato. In realtà, il nostro lavoro, il nostro impegno e la nostra determinazione deve essere dare fiducia e far capire ai giovani che le possibilità ci sono. La capacità e il capitale umano che c’è sul nostro territorio sono importantissimi e invidiati in tutto il mondo. Da qui bisogna ripartire per guardare al futuro ed essere convinti che un futuro per i giovani e per le nostre aziende ci sarà.

D. – In che modo, secondo lei, le istituzioni e il governo potrebbero dare una mano maggiore ai nostri giovani?

R. – Sicuramente, favorendo quello che è il rapporto scuola-lavoro e andando a incentivare la vicinanza dell’impresa e dell’istituzione al mondo dei ragazzi. Questo si fa sia con le attività istituzionali, ma anche andando sul territorio, andando sul campo, facendoci sentire vicini. E il governo deve agire in prima battuta, perché questo quasi 44% nel più breve tempo possibile si dimezzi.








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