2015-01-29 15:00:00

Libano. Scontri Israele-Hezbollah, rischio escalation conflitto


Israele sotto attacco da parte delle milizie sciite libanesi di Hezbollah. Un missile  anticarro è stato lanciato contro una pattuglia dell'esercito israeliano, provocando vittime. Immediata la risposta armata di Israele. Da Beirut, Marina Calculli:

Due soldati israeliani morti e sette feriti: è il bilancio dell’attacco sferrato ieri contro una pattuglia israeliana, rivendicato da Hezbollah, partito e milizia libanese. L’attacco è avvenuto nell’area di Sheba, una lingua di territorio libanese occupata da Israele. La risposta di Tel Aviv è stata immediata: una cinquantina di colpi di mortaio è piombata sul Sud del Libano. L’unica vittima è un Casco Blu del contingente spagnolo Unifil. Che Hezbollah volesse rispondere a Tel Aviv, per avere assassinato sette suoi combattenti sulle alture del Golan, lo scorso 18 gennaio, era noto. In quell’attacco era morto anche il generale iraniano, Mohammad Ali Allahdadi. Teheran aveva avvertito Israele attraverso la diplomazia americana e il premier israeliano Netanyahu ha detto ieri: “Chi osa sfidarci nel Nord guardi cosa abbiamo fatto a Gaza l’estate scorsa”. In serata Washington ha condannato l’attacco. Dopo un rullo di tamburi, adesso le armi tacciono. Le prossime ore sveleranno se è stato solo molto rumore per nulla o se il Libano e Israele sono nuovamente in guerra.

Una situazione esplosiva, ribadisce Matteo Bressan autore del libro: "Hezbollah. Tra integrazione politica e lotta armata", edito da Datanews. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:

R. – Il conflitto che può esplodere sul Golan, ma anche in Libano – non ce lo nascondiamo – è un conflitto macroregionale. Abbiamo le forze che si autodefiniscono della resistenza – Hezbollah, Assad e Iran – impegnate in un fronte contro l’Isis. Il paradosso è che sul Golan, da una parte c’è Hezbollah, con quello che è rimasto dell’esercito di Assad, e insieme – perché è avanzato anche lì – il gruppo al-Nusra, che è alleato dell’Isis. Ora, non è un mistero che più volte analisti israeliani hanno definito l’Isis una minaccia di pochissimo conto rispetto a quello che per Israele è il fronte principale, ovvero Hezbollah.

D. – Hezbollah non ha colpito Israele sul Golan, ma ha scelto le fattorie di Sheba, il Libano meridionale…

R. – E’ andata esattamente a colpire nell’ultimo lembo di territorio, che è ancora occupato da Israele, in un’area che fa parte di quello che è stato storicamente l’obiettivo di Hezbollah: la liberazione, il ritiro da parte di Israele da tutto il Libano.

D. – Un’azione prevedibile, anche perché annunciata da Hezbollah…

R. – E’ impressionante come dal 18 gennaio non ci siano stati voci autorevoli della comunità internazionale, che abbiano tentato di frenare la possibile escalation nell’area, e devo dire, onestamente, che gli unici che stanno cercando con enormi difficoltà di frenare il baratro sono i militari dell’Unifil. Il generale italiano della missione, Portolano, sta cercando di dialogare con l’esercito israeliano e con Hezbollah, per fermare l’escalation, perché un conflitto militare vero, senza limiti – perché di questo parliamo – fra Hezbollah e Israele sarebbe catastrofico.

D. – Viene comunque sottolineato che il Libano come Stato, in questo momento, non è in conflitto, anche se il rischio è alto…

R. – Lo Stato formalmente non è coinvolto, ma nel momento in cui c’è una situazione di guerra latente nella seconda città più importante del Libano, che è Tripoli - dove due quartieri sono in guerra da mesi -, dove sul confine con la Siria c’è questa pressione umanitaria di profughi e di milizie che entrano ed escono, con una Hezbollah impegnato in Siria ed è arrivato a portare 5 mila uomini contro i gruppi che erano contro Assad, e con un fronte al Sud, con Israele, di queste proporzioni,  è difficile non dire che il Paese non sia già al collasso. L’anomalia di questo Paese è che se da una parte leggiamo queste notizie, dall’altra c’è una parte di Libano – lo vedo anche guardando i social network – che continua, non so come e con quale forza, a mettere foto delle località sciistiche. Questo è il Paese dei paradossi: è ormai un focolaio che sta esplodendo e vedo tanti che mettono ancora queste immagini delle bellezze del Libano. Ma stiamo parlando di un Paese che ormai è accerchiato.

D. – Ma quindi, secondo lei, su cosa bisogna puntare per non aggiungere un altro tassello esplosivo di queste dimensioni?

R. – Bisogna necessariamente che si metta in atto un coinvolgimento degli attori regionali nell’area. Parliamo delle monarchie del Golfo, parliamo dell’Iran, dei Paesi che premono e hanno un peso diplomatico sul Libano come la Francia, dell’Unione Europa, parliamo di un’azione degli Stati Uniti. Non si può, cioè, lasciare una situazione esplosiva come quella nelle mani di Hezbollah da una parte e delle forze armate israeliane dall’altra.








All the contents on this site are copyrighted ©.