Dopo la Messa del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, nell’Aula delle Udienze del Palazzo dei Tribunali, il promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, ha tenuto la sua Relazione introduttiva all’Anno giudiziario 2015 del Vaticano. Il servizio di Isabella Piro:
Riforme avviate da Benedetto XVI e intensificate da Francesco
Il bilancio dell’anno giudiziario che va dal primo ottobre 2013 al 30 settembre 2014, tracciato dall’avv. Gian Piero Milano, si apre con un riferimento al Magistero di Papa Francesco su un tema di straordinaria attualità: l’inquietante incremento, nei repertori della giurisprudenza, della criminalità finanziaria e della corruzione. “Una vera e propria piaga”, sottolinea il promotore di Giustizia, che colpisce un bene inviolabile dell’individuo: la sua dignità umana. L’avv. Milano si sofferma, quindi, sul processo di riforme avviato da Benedetto XVI ed intensificato da Papa Francesco, ad esempio con l’istituzione del Consiglio e della Segreteria per l’Economia, o con il Motu proprio del luglio 2013 che sanziona alcuni reati commessi contro la sicurezza, gli interessi fondamentali o il patrimonio della Santa Sede e definisce significative innovazioni per l’ambito della giurisdizione dei Tribunali vaticani.
Delitti contro minori: in corso atti istruttori
e accertamenti informatici
In questo quadro normativo, si inserisce l’iniziativa
dell’Ufficio del promotore di Giustizia relativa ai delitti contro i minori perpetrati
all’estero da un pubblico ufficiale della Santa Sede, investito di funzioni diplomatiche
e rivestito della dignità arcivescovile. Una “fattispecie delicata e inedita”, sottolinea
il promotore, sulla quale sono in corso atti istruttori e complessi accertamenti informatici
che richiedono massima cautela e riservatezza e si ipotizza di attivare strumenti
di cooperazione giudiziaria internazionale. In
questo caso, spiega il promotore, non si può parlare di sovrapposizione con le competenze
della Congregazione per la Dottrina della fede, perché per il Tribunale si realizza
la giurisdizione dello Stato, mentre per il Dicastero quella sullo status della persona
interessata. Quindi, non c’è violazione del principio “ne bis in idem”, ovvero l’impossibilità
di giudicare due volte una persona per il medesimo reato, e la Congregazione ha potuto
procedere alla condanna, in prima istanza, alla pena della riduzione allo stato laicale,
contro cui è stato presentato appello.
Prevenzione e contrasto del reato di riciclaggio
La Relazione cita, poi, la legge n. XVIII dell’8 ottobre
2013, in materia di trasparenza, vigilanza e informazione finanziaria, e il Comitato
di sicurezza finanziaria istituito con Motu proprio dal Pontefice nell’agosto di due
anni fa: esempi di una “dimensione operativa che sta dando risultati significativi”,
soprattutto nella prevenzione e nel contrasto del riciclaggio. Il promotore di Giustizia
menziona la condanna per truffa aggravata, con pena in prima istanza a quattro anni
di reclusione, di un soggetto avente la gestione di beni ecclesiastici, caso per il
quale si attende l’esito del processo di appello. Sempre in questo ambito, sono state
cinque le segnalazioni di operazioni sospette giunte al promotore di Giustizia dall’Aif
(Autorità di informazione finanziaria) per le quali si sono attuate appropriate norme
ed avviate indagini. La legge n. XVIII, inoltre, ha introdotto “prescrizioni rigorose”
sul trasporto transfrontaliero di denaro contante, tanto che nell’anno appena trascorso
sono stati eseguiti controlli su oltre 4mila persone e 7mila veicoli in entrata o
in uscita dal Vaticano.
Criminalità “globalizzata”. Servono parametri
uniformi per le rogatorie
Strategica, ribadisce l’avv. Milano, è la cooperazione
nel campo giudiziario, poiché oggi la criminalità “presenta sempre più i connotati
della globalizzazione”, fenomeno al quale “non è estraneo lo Stato Vaticano”. Al riguardo,
nell’anno giudiziario appena concluso, il Tribunale della Santa Sede ha ricevuto dieci
richieste di rogatoria da autorità straniere, di cui otto dall’Italia. Sette sono
state le rogatorie eseguite, tre quelle negate, di cui una italiana, perché la giurisdizione
vaticana aveva già avviato procedimenti nei casi a cui esse si riferiscono. Per le
rogatorie, inoltre, l’avv. Milano auspica “parametri informativi comuni ed uniformi”,
cosa che non sembra avvenuta in un caso concreto. Ad aprile 2013, infatti, il promotore
di Giustizia aveva chiesto alla giustizia italiana informazioni finanziare per un
caso indagato in Vaticano, ma il materiale ottenuto era lacunoso e evidenziava modalità
“improprie” di acquisizione di alcune prove.
Auspicata l’introduzione di norme specifiche
per il reato di usura
Il promotore di Giustizia riferisce anche di “isolati
tentativi”, neutralizzati sul nascere in Vaticano, in relazione al traffico internazionale
di stupefacenti, ed auspica l’introduzione di una norma specifica per il reato di
usura, attualmente non previsto dal Codice. Ulteriori riflessioni su eventuali modifiche
normative vengono avanzate riguardo alle intercettazioni di comunicazioni, definite
“strumento di indagine imprescindibile”, e all’attuazione più completa delle norme
sul “giusto processo” adottate dal Consiglio d’Europa e dall’Onu.
Sei arresti disposti nel corso dell’anno
In ambito civile, l’avv. Milano si sofferma sulle
questioni in materia di lavoro ed ipotizza di rendere obbligatorio il tentativo di
conciliazione presso l’Ufficio del lavoro. Quindi, il promotore di Giustizia ringrazia
il Corpo della Gendarmeria per alcune operazioni compiute nel 2014. Infine, qualche
dato statistico: sei gli arresti disposti nel corso dell’anno; uno l’ordine di cattura
emesso dal Tribunale; tre invece i decreti di citazione per il rinvio a giudizio.
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