2015-02-01 09:34:00

Giornata per la Vita. Vescovi contro cultura della morte


Si celebra oggi la 37a Giornata per la vita. Nel messaggio redatto per l'occasione dalla Conferenza Episcopale Italiana dal titolo 'Solidali per la vita', i vescovi chiedono a fedeli, società e politica di impegnarsi senza riserve per combattere la cultura di morte rappresentata non solo dall'aborto ma anche da nuove, drammatiche frontiere come le manipolazioni embrionali e l'eutanasia. Federico Piana ne ha parlato con Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita:

R. – Questa giornata vuole essere dedicata specificamente ai bambini non ancora nati che sono uccisi in enorme quantità, in tutti i Paesi e in particolare anche in Italia: non meno di 100 mila l’anno quelli noti, e poi ci sono quelli non noti … E direi che quest’anno la Giornata per la Vita è particolarmente importante, perché cade nel 20. mo anniversario della grande enciclica di Giovanni Paolo II “Evangelium Vitae” e, lasciatemi dire, anche nel 40. mo della fondazione del Movimento per la Vita.

D. – Ma non c’è solo l’aborto a minacciare la vita: c’è anche l’utero in affitto che ha provocato tante morti …

R. – Naturalmente, la vita è tutta la vita. E anche la fecondazione artificiale già in sé è un problema. Perché chi ci dice quanti sono in embrione quei figli allo stato iniziale della loro esistenza, selezionati, buttati via nei lavandini eccetera? E in più, ora si va a colpire – attraverso la fecondazione eterologa e l’utero in affitto – non solo la vita di questi bambini, ma anche lo stesso concetto di famiglia, perché indubbiamente le prospettive sono quanto mai allarmanti! L’utero in affitto che cosa significa? Ad esempio, ci sono già delle sentenze - tre  in Italia, a Bologna, a Milano e a Roma - le quali hanno riconosciuto ad una coppia omosessuale di donne di poter adottare un bambino; in un caso addirittura due donne che vivono insieme: una attraverso la fecondazione eterologa si è fatta un bambino usando l’ovocita dell’altra; l’altra ha preso l’ovocita della compagna e si è fatta fecondare artificialmente da un uomo all’esterno e poi tutte e due sono chiamate mamme da questi due bambini: mamma 1 e mamma 2. Ma insomma, sono cose dell’altro mondo, no?

D. – E un altro fronte è quello dell’eutanasia, che molti Paesi stanno sperimentando anche per i bambini, soprattutto con la scusa della “pietà” …

R. – Non c’è dubbio: Papa Francesco parla sempre delle periferie, e vuole che la Chiesa vada nelle periferie. Ci sono le periferie delle città, i luoghi dove spesso stanno i baraccati, i poveri, gli zingari e ci sono le periferie della vita, che sono il nascere e il morire, l’inizio e la fine. E la fine, in questo momento, è una periferia sotto attacco. Domenica scorsa sono stato in Francia, c’era la Marcia per la vita, alla quale ho partecipato; ma era soprattutto contro l’eutanasia, in nome di un certo Vincente – non ricordo il cognome – che da dieci anni, come Eluana, è in stato vegetativo, la cui moglie ha un altro compagno e vuole che lui muoia; i genitori, invece, vogliono che viva. La mamma di questo ragazzo ha parlato dal palco per difendere il proprio figlio, perché purtroppo il Consiglio di Stato francese ha deciso che lui debba morire. Ecco, per dire a che punto siamo. La dignità: la dignità dell’uomo è qualcosa che non scompare, non dipende dalle qualità, dall’intelligenza, dalla ricchezza, dalla capacità di relazione. Per questo noi siamo contro la pena di morte, anche dei delinquenti; figuriamoci se non dobbiamo essere per la vita anche dei malati e delle persone che hanno bisogno della solidarietà di tutti …

D. – Noi cattolici, che strumenti abbiamo per poter continuare a lottare meglio?

R. – Purtroppo, su questo tema della vita e della famiglia siamo sotto assedio, perché il mondo, non solo l’Italia, ma il mondo, l’Europa, non ne vuol sentir parlare! E ci sono agenzie potenti, che dispongono di denaro e di mezzi di comunicazione importanti. Giovanni Paolo II ha parlato di “guerra dei potenti contro i deboli”, di “congiura contro la vita che si dispiega anche a livello internazionale e mondiale”. Allora, che armi abbiamo? Prima di tutto, dopo tanti anni di difesa della vita nei Parlamenti, un po’ ovunque, credo che sia necessario attingere alla forza della preghiera: una preghiera incessante, deve diventare un momento liturgico, perché altrimenti non ci si fa. E poi, naturalmente, non scoraggiarsi mai!








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