2015-02-03 16:05:00

Papa, Beatificazione Romero. Mons. Paglia: fu uomo di Dio


Salirà presto agli onori degli altari l’arcivescovo di San Salvador, Oscar Arnolfo Romero Galdámez, che il 24 marzo di 35 anni fa fu ucciso a San Salvador mentre era sull’altare per la celebrazione della Messa. Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto riguardante il suo martirio, assieme a quello dei Servi di Dio Michele Tomaszek e Sbigneo Strzałkowski – sacerdoti professi dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali – nonché di Alessandro Dordi, sacerdote diocesano, uccisi in odio alla fede a Pariacoto, in Perù, il 9 e il 25 agosto 1991. Nei decreti approvati dal Papa, figura anche il riconoscimento delle virtù eroiche del Servo di Dio Giovanni Bacile, arciprete decano di Bisacquino, in Italia, vissuto tra il 1880 e il 1941. Sulla Beatificazione di mons. Romero, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, postulatore della Causa, parlerà ai media alle 12.30 di domani in Sala Stampa Vaticana. Intanto, a “caldo”, il presule esprime i suoi sentimenti al microfono di Tiziana Campisi:

Testimone di un amore estremo
R. – Sono davvero commosso perché dopo tanti anni, finalmente, giunge la conclusione di questo lungo processo, di questa lunga causa, e la gioia è doppia. Non solo perché i pareri sono stati unanimi, sia da parte dei teologi che dei cardinali, ma anche perché c’è un “quid provvidenziale” nel fatto che Romero venga dichiarato Beato dal primo Papa sudamericano della storia. Un Papa che chiede una Chiesa povera per i poveri, quello che Romero ha vissuto fino all’effusione del sangue. E’ una gioia anche che significa una grande responsabilità per tutti: testimoni come Romero continuano ancora oggi a essere presenti per dire che l’amore fino al limite estremo, quello di dare la vita, è ciò che cambia il mondo e che dà speranza.

Verifica lunga e meticolosa
D. – Un processo lungo, quello che ha portato al decreto di beatificazione di mons. Romero: cosa può dirci in proposito?

R. – Il procedimento è stato lungo, meticoloso e ha fugato ogni tipo di problema e, grazie a Dio, anche ogni tipo di opposizione.

Martire della Chiesa conciliare
D. – Cosa dice questa beatificazione alla Chiesa di oggi?

R. – Romero, io lo vedo martire della Chiesa che è sgorgata dal Concilio, voluta da quella assemblea dei Padri sinodali che chiedevano di intraprendere il cammino del buon samaritano, mettendosi accanto ai più poveri e ai più deboli, ai tanti mezzi morti, e Romero è stato talmente vicino a costoro da essere morto lui stesso.

D. – Qual è il più grande insegnamento lasciato da mons. Romero?

Romero, uomo della preghiera
R. – Era un uomo di preghiera, un uomo di Dio, un uomo della Chiesa, un uomo delle sante Scritture, un uomo delle tradizioni profonde, un credente, che ha scelto di stare in mezzo ai poveri, sapendo che il Regno di Dio, come dice Gesù, è in mezzo ai più poveri e cammina con loro. E’ l’insegnamento che lega la figura di Romero ai tanti martiri contemporanei e a Papa Francesco, che cerca di tirarci tutti su questo cammino di vicinanza e di amore ai più poveri.

D. – C’è una frase o un pensiero di mons. Romero che ci vuole ricordare?

Con l’odore delle pecore oppresse
R. – Quando gli chiesero di allontanarsi dalla diocesi perché erano giunte voci preoccupanti per la sua salute, lui disse: il pastore sta con il suo popolo, soprattutto quando il popolo è oppresso, non fugge mai, anche a costo della vita.








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