2015-02-05 14:00:00

Plenaria dei Laici su sfida evangelizzazione nelle città


Si è aperta oggi a Roma la XXVII Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici sul tema “Incontrare Dio nel cuore della città”. I lavori sono stati aperti dal card. Rylko, presidente del Dicastero, che, dopo aver ripercorso il Magistero dei Papi del dopo Concilio, ha parlato dell’utopia della città di Papa Francesco. Rylko ha sottolineato che le “letture ideologiche o parziali non servono, alimentano solamente l’illusione e la disillusione. Ogni crisi, anche quella attuale, è un passaggio, un travaglio di un parto che comporta fatica, difficoltà, sofferenza, ma che porta in sé l’orizzonte della vita, di un rinnovamento, porta la forza della speranza”.

Il presidente del Dicastero ha poi spiegato come un “aspetto importante della pastorale urbana, secondo Papa Francesco, è rappresentato dai poveri urbani” ed ha ricordato le sue recenti parole alla diocesi di Roma: «È necessario un grande e quotidiano atteggiamento di libertà cristiana per avere il coraggio di proclamare, nella nostra Città, che occorre difendere i poveri, e non difendersi dai poveri, che occorre servire i deboli e non servirsi dei deboli! [...] Quando in una città i poveri e i deboli sono curati, soccorsi e aiutati a promuoversi nella società, essi si rivelano il tesoro della Chiesa e un tesoro nella società.».

Per il card. Rylko nella visione della città di Papa Francesco è centrale la sua teologia del popolo. “Il suo progetto per la città è quello di trasformare l’insieme dei cittadini in un popolo. Il popolo non è dunque una massa amorfa, come a volte sembrano gli abitanti delle nostre megalopoli urbane, ma un insieme organico di “cittadini responsabili” – come dice il Papa – “una pluriforme armonia”. È un soggetto collettivo in grado di generare processi storici propri”. Esiste dunque un’utopia della città di Papa Francesco che ha i poveri al centro e che vede il popolo come soggetto attivo e dinamico. Durante la mattinata alcuni consultori del Dicastero, provenienti dal Medio Oriente, hanno presentato la situazione attuale delle comunità cristiane in Libano, Siria ed Egitto.

I membri consultori provenienti da tutto il mondo si confronteranno a Roma fino a domenica 7 febbraio sulle sfide dell'evangelizzazione nel nuovo contesto della urbanizzazione. Un fenomeno che secondo recenti studi statistici ha portato le Nazioni Unite ad affermare che nel 2050 oltre il 70% della popolazione mondiale vivrà nei centri urbani. Stefano Leszczynski ha intervistato Eugenie Tcheugoue, officiale del dicastero:

R. - Questo tema lo abbiamo scelto un po’ sulla spinta dei richiami di Papa Francesco perché, come abbiamo avuto modo di verificare, è un tema che gli sta a cuore in modo abbastanza importante. Quindi, questo nostro incontro diventa un’occasione di partecipare, uno sforzo di riflessione nella scia di quello che ci chiede il Papa.

D.  – Uno sforzo di riflessione che nasce anche da un cambiamento sociale in atto…

R.  – Sì, senz’altro, perché risponde a un dato di fatto. Oggi il fenomeno dell’urbanizzazione è globale, interessa tutti i continenti perché, come ci ricordano i dati dell’Onu, dal 2007 la popolazione urbana ha superato quella rurale e il trend non accenna a rallentare. Secondo le statistiche, infatti, da qui al 2050 i tre quarti della popolazione mondiale sarà urbana. Anche per la Chiesa diventa una sfida attrezzarsi per capire il fenomeno e per rispondere al meglio: come offrire la parola di Dio, come evangelizzare un contesto così nuovo?

D.  – In questo contesto quanto è importante il ruolo dei laici e cosa sono chiamati a fare?

R.  – Credo che i laici in questo contesto siano chiamati in causa per due ragioni: i fedeli laici diventano figure essenziali nella pastorale urbana, perché conoscono meglio di chiunque altro la realtà della città: la vivono sulla loro pelle. E poi perché le grandi città raggruppano milioni - parliamo di 10 milioni, di 30 milioni di abitanti in certi casi: come si fa a raggiungere tutta quella massa umana se non attraverso i laici?

D.  – E a questo punto entrano in gioco anche i centri di evangelizzazione locali, che poi sono le parrocchie, dove i laici svolgono un ruolo molto importante…

R.  – Sì, senz’altro, nelle parrocchie, oggi più che mai, i laici sono chiamati a dare un contributo fattivo. Però, come ci chiede il Papa, dobbiamo entrare in una dinamica di “uscita”: non più chiuderci soltanto nelle nostre piccole importanti parrocchie, ma uscire per andare incontro a questa realtà che ci può anche spaventare perché ci è totalmente nuova. La Chiesa si ritrova un po’ sprovvista di strumenti per affrontare un fenomeno al quale non era abituata, non è attrezzata per reagire. E credo che i laici in questo senso abbiano una missione.








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