2015-02-06 11:50:00

P. Bertagna: parlo all'anima con la Bibbia e il cinema


Da oggi, a Brescia, il padre gesuita Guido Bertagna predica per tre giorni un particolare corso di “Esercizi Spirituali con il Cinema”, organizzato dall’Associazione Cattolica Esercenti Cinema. In questo modo, l’immagine e l’immaginario diventano un sostegno per la riflessione spirituale suscitata dalle letture bibliche. Il servizio di Luca Pellegrini:

Le immagini illuminano la parola biblica e valorizzano la meditazione e la contemplazione dei misteri cristiani. Con questi presupposti padre Guido Bertagna predica da oggi un corso di "Esercizi Spirituali con il Cinema". Ne ricorda le origini:

R. – Nascono proprio dal lavoro sui testi sacri. Abbiamo messo insieme il linguaggio biblico e quello filmico, accorgendoci che l’uno può interrogare e illuminare l’altro, ovviamente nel modo che gli è proprio. Quindi, c’è una relazione feconda tra i due linguaggi che appunto siano lasciati parlare attraverso quello che è il loro proprio. E da questo punto di vista, chiede evidentemente una ricerca appassionata, una competenza che si può acquisire e si può condividere con altri aspetti di vari settori.

D. – Sant’Ignazio, nei suoi scritti, pone grande attenzione alla forza dell’immaginazione, la considera una peculiare risorsa dell'uomo a servizio anche della preghiera, non la teme come una fonte di distrazione...

R. – Ignazio raccomanda, al contrario, di avere un’attenzione a valorizzare quello che è il patrimonio immaginativo, mettendolo proprio al servizio della preghiera, in maniera tale che tutta l’umanità e che tutto l’immaginario siano coinvolte nella preghiera. Da questo punto di vista, la parte cinematografica che viene a nutrire e in qualche modo a intercettare questo patrimonio di immaginazione, può esattamente suscitare delle energie migliori, a incanalare quelle che a volte nell’esperienza comune della preghiera diventano distrazioni rispetto al corso che vorremmo che questa avesse. Invece, in questo modo la fantasia, la creatività, che sono alimentate dal patrimonio di immagini e di sequenze, nell’esperienza di chi prega che diventano un aiuto.

D. – Ha scelto un tema che rispecchia questa dinamica tra l'ascoltare, il vedere e il pregare: “Una luce inattesa”. Perché?

R. – “La luce inattesa” è proprio la definizione dell’esperienza che si fa negli esercizi e quando si entra in una pagina biblica, o in una sala buia dove improvvisamente un fascio di luce ci porta davanti una sequenza di persone, di situazioni che parlano, si muovono… Quindi, c’è qualcosa che accade nella visione – e quindi anche nella preghiera, nella meditazione, nella riflessione o nella contemplazione – per definizione non programmabile, non pianificabile, quindi in qualche modo inatteso nelle sue varie forme.

D. – Quali registi e titoli utilizza nel corso di esercizi?

R. – Finora, abbiamo attinto a tanti autori molto diversi tra loro e anche lontani nel tempo. Si può andare da un autore storico come Chaplin o come Keaton che anche nei loro cortometraggi sono tutt’altro che solamente autori comici, sono in grado invece di offrire patrimoni di umanità e di grande cinema che veramente può entrare in dialogo con la scrittura e con l’esperienza di preghiera. Si può arrivare fino ai grandi autori di oggi, come Scorsese, i fratelli Dardenne, lo stesso Clint Eastwood o Wenders. Abbiamo sempre spaziato tra autori e modi di fare cinema diversi.








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