2015-02-06 14:20:00

Nobel pace: candidato don Mussie Zerai, angelo dei profughi


Don Mussie Zerai, fondatore e presidente dell’agenzia Habeshia, è tra i candidati al Premio Nobel per la Pace. Il suo nome – informa una nota dell’agenzia stessa – è stato proposto da Kristian Berg Harpiken, direttore dell’Istituto di ricerca internazionale di pace di Oslo, per l’opera che svolge da anni, proprio attraverso Habeshia, in difesa dei diritti e della vita stessa dei richiedenti asilo e dei migranti in fuga da guerre, dittature, terrorismo, persecuzioni, fame e miseria. Si tratta, naturalmente, solo del primo gradino verso il riconoscimento, che verrà assegnato nel prossimo mese di dicembre.

Andare nelle periferie e schierarsi dalla parte degli ultimi
Don Zerai è stato informato della candidatura mentre si trovava a Zurigo, dove svolge la sua missione pastorale per la comunità eritrea ed etiopica riparata in Svizzera. “Mi fa piacere – ha dichiarato – ma fermiamoci qui. In realtà, io faccio solo ciò che ritengo giusto. Mi limito a cercare di attuare quello che proprio il Papa ha indicato fin da quando si è insediato: andare verso le periferie e schierarsi dalla parte degli ultimi della terra, per guardare ai problemi con i loro occhi. Niente di più”.

Un passato da profugo
Noto come “l’angelo dei profughi”, don Zerai stesso ha un passato da profugo: nato in Eritrea, ad Asmara, è espatriato fortunosamente in Italia nel 1992, appena diciassettenne, come rifugiato politico. Diventare attivista per i diritti umani è stato quindi lo sbocco naturale della sua vita, grazie anche agli studi compiuti: Filosofia a Piacenza dal 2000 al 2003, Teologia nei cinque anni successivi e poi Morale sociale presso l’Università Pontifica Urbaniana fino al 2010, quando è stato ordinato sacerdote. Subito dopo, nella tarda estate dello stesso anno, è stato il primo a segnalare la tratta degli schiavi nel Sinai.

Un impegno incessante contro un crescendo di orrori
Da allora, c’è stato un crescendo di orrore: i trafficanti rapiscono le persone direttamente dai centri di soggiorno provvisorio sparsi tra il Sudan e l’Etiopia, mentre le crisi, le rivolte, le guerre, le carestie esplose dal 2010 a oggi continuano a produrre fuggiaschi e richiedenti asilo. E l’impegno di Don Zerai si è moltiplicato: è stato più volte sentito dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati; nel giugno 2012 ha avuto un’audizione ufficiale con l’allora segretario di stato americano Hillary Clinton a Washington. E' stato convocato dalle Commissioni affari interni e per i diritti dell’uomo dell’Unione Europea, alle quali ha consegnato in particolare, all’inizio del novembre 2012, un rapporto sulle terribili condizioni dei centri di detenzione in Libia. Nel 2013 e lo scorso anno, ha avuto tre incontri a Bruxelles sulla situazione in Libia e nel Mediterraneo e un confronto sul traffico di esseri umani con il commissario Ue Cecilia Malmstron.

Cambiare la politica nel sud del mondo
“Ma è ancora soltanto l’inizio di un lavoro lungo e difficile", continua a ripetere il sacerdote. "Questa enorme tragedia troverà soluzione, come ha ammonito Papa Francesco, solo quando i potenti della terra cambieranno la loro politica nei confronti del sud del mondo, degli ultimi della terra”. (I.P.)








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