2015-02-07 07:39:00

Ucraina: vertice costruttivo tra Russia, Germania e Francia


Spiragli di intesa tra Russia, Germania e Francia sulla crisi in Ucraina.  E’ quanto emerso dal vertice di ieri a Mosca alla presenza dei leader dei tre paesi che hanno deciso di aprire la trattativa al presidente Poroshenko. Il servizio è di Giuseppe D'Amato:

Incontro “pieno di contenuti” e “costruttivo”. Così il portavoce del Cremlino ha definito il trilaterale Putin – Merkel – Hollande. “Si sta preparando – ha spiegato Dmitrij Peskov, senza entrare in particolari – una possibile bozza comune di documento per implementare gli accordi di Minsk”. Nessun altro ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. La trattativa, durata 5 ore al Cremlino, dovrebbe essere perfezionata oggi a margine della Conferenza di sicurezza in corso a Monaco di Baviera, tra i vari ministri degli Esteri. Domani è poi in programma un “definitivo colloquio telefonico a quattro”. Oltre al trio del Cremlino si aggiungerà anche l’ucraino Poroshenko. In attesa di sviluppi positivi è stato aperto un corridoio umanitario per far defluire da Debaltsevo la popolazione civile. In questa località, punto strategico tra Donetsk e Lugansk, sono circondate alcune migliaia di soldati governativi. La loro situazione viene definita dagli esperti come disperata.

E grazie al corridoio umanitario più di 2.800 civili sono riusciti a lasciare la zona di Debaltseve. Tra di loro circa 700 bambini e 60 disabili che sono stati evacuati con una ventina di bus. Una buona notizia, ha commentato Medici Senza Frontiere. Eugenio Bonanata ha intervistato Gabriele Eminente, direttore generale dell'organizzazione:

R. – La zona di Debaltseve è una delle zone più critiche del conflitto e del fronte; è una cittadina di poco meno di 30 mila abitanti, all’incrocio tra due importanti arterie stradali e ferroviarie del Paese, e per questa ragione pesantemente bombardata nell’ultimo periodo. La gran parte della popolazione aveva già abbandonato la città, ma c’è comunque una parte che è rimasta che era difficilmente raggiungibile e quindi a forte rischio. Il fatto di assicurare alla popolazione civile di mettersi al sicuro, è una delle due richieste più pressanti che Medici senza Frontiere sta facendo alle parti in conflitto. L’altra richiesta è quella di interrompere ogni forma di bombardamento a strutture ospedaliere, cosa che purtroppo è avvenuta molto frequentemente e non più di due giorni fa a Donetsk, e più in generale di interrompere bombardamenti o attacchi che prendano di mira civili.

D. – Qual è la situazione umanitaria nel Paese?

R. – Noi abbiamo, in questo momento, cinque squadre attive in maniera mobile sul territorio, lungo la linea del fronte, e abbiamo portato assistenza, supportando in vario modo circa 100 strutture mediche, da grandi ospedali a strutture più piccole, magari in zone più remote. Quello che vediamo sono situazioni in cui ci sono strutture che purtroppo non sono più funzionanti, di nuovo a Debaltseve ma non solo: è uno di questi casi è l’ospedale di Marinka che è stato colpito da bombardamenti e quindi in parte non è più attivo. Un altro problema enorme che stiamo verificando è una crescente mancanza di farmaci: mancano farmaci salvavita, mancano – purtroppo – anestetici … Un terzo tipo di attività che prestiamo in questo momento è anche il supporto psicologico alla popolazione, sia ai singoli sia a livello di gruppo, perché è una popolazione segnata da ormai dieci mesi di conflitto pesantissimo.

D. – Cosa dire del flusso di civili che ogni giorno si reca presso gli ospedali?

R. – Purtroppo di sono stati anche bombardamenti che hanno preso di mira persone in fila che erano in attesa di ricevere aiuti umanitari, aiuti di carattere sanitario ma non solo: anche distribuzione di cibo, perché ci sono ampie zone in cui manca il cibo; e distribuzione di coperte o comunque di altri beni che possano essere utili in questo contesto. Non vorrei neanche dimenticare un’altra particolarità importante di quella zona: la zona dell’Est dell’Ucraina nella quale c’è un numero percentualmente molto rilevante di sieropositivi e c’è un’incidenza anche molto rilevante di affetti da tubercolosi, in particolare tubercolosi multiresistente, ovvero tubercolosi che resiste al trattamento attraverso i farmaci tradizionali. Quindi è veramente una situazione estremamente complessa che – anche questo non va dimenticato – ha fatto fino a oggi 5 mila vittime, oltre 11 mila feriti e si stima che 600 mila persone abbiano lasciato l’Ucraina a causa di questa guerra, e che ce ne sia quasi un milione, invece, che ha dovuto spostarsi all’interno del Paese, quindi sfollati interni, che hanno comunque dovuto lasciare le loro case a causa del conflitto per trovare rifugio altrove.

D. – Cosa vi aspettate dalla diplomazia?

R. – Per noi l’aspetto fondamentale è che le parti in conflitto riconoscano il diritto di un’organizzazione come Msf a operare, dal punto di vista medico-umanitario, nelle zone di conflitto stesse, e con Msf naturalmente le altre organizzazioni – non molte, purtroppo – ma quelle che sono presenti in quell’area. Questo per noi vuol dire cessare ogni tipo di bombardamento e attacco a obiettivi civili e in particolare cessare gli attacchi agli ospedali e consentire alla popolazione civile di raggiungere posti sicuri.

 








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