2015-02-10 11:20:00

Immigrazione, la Ue prepara una riunione straordinaria


Sono nove i migranti salvati ieri sera nel Canale di Sicilia da un mercantile italiano. Dopo il soccorso dei 106, tra questi 29 morti, i militari della Guardia costiera hanno raccolto l'Sos per altri due gommoni in balia delle onde. Il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, chiede all'Europa di non guardare dall'altra parte. E la Ue prepara una riunione straordinaria per "rivedere le politiche europee" sull'immigrazione. Di scelte politiche da fare parla, nell'intervista di Fausta Speranza, il direttore della Rivista italiana Difesa, Pietro Batacchi:

R. – O si fa una cosa come era Mare Nostrum, la prima Mare Nostrum, ovvero di fatto si vanno a salvare queste persone fuori dalle nostre acque nazionali, sostanzialmente, fuori dai limiti europei, o si accetta che queste persone muoiano in mezzo al mare; oppure si interviene in quei Paesi dove esistono i focolai e le fonti di instabilità. Non ci sono molte alternative rispetto a questo, e credo che da questo punto di vista l’Europa non possa rimandare un’assunzione più ampia e condivisa di responsabilità.

D. – In ogni caso, è un’emergenza tale, che è veramente difficile contenerla…

R. – Mare Nostrum era una cura per l’immediato, ma per guarire questa malattia ci vuole una cura molto più incisiva, che non può che far riferimento alla stabilizzazione della situazione di crisi dalla quale queste persone fuggono, scappano sostanzialmente. Qui abbiamo, di fronte a noi, contesti come la Libia, e tutta la cintura del Nord Africa e dell’Africa subsahariana, completamente in preda all’instabilità, all’instabilità politica, all’instabilità a livello di sicurezza. Quindi, se non si ricreano quelle condizioni di stabilità in queste aree, credo che Mare Nostrum possa essere un rimedio, ma – come dicevo prima – tattico. La strategia è quella di portare in questi posti, nelle aree stanziali, condizioni di stabilità che non vediamo più da dopo quel grande fenomeno che passerà alla storia come “primavera araba” e che purtroppo, però, non ha portato ai risultati sperati, anzi ha provocato l’effetto contrario.

D. – Dov’è la politica di fronte a tutto questo?

R. – La politica credo sia in questo momento impegnata anche su altri fronti. Il problema è che la politica purtroppo dovrà tornare ad interessarsi della questione della stabilità, della questione della pace e della guerra. Questo discorso vale per la Libia, rispetto alla quale io immagino che, in qualche misura, nei prossimi mesi, il nostro Paese, nell’ambito di una coalizione internazionale, dovrà comunque intervenire. Mi riferisco alla Libia, mi riferisco all’Ucraina e a tutti quei contesti dove purtroppo le condizioni di instabilità e di guerra, ci pongono di fronte a delle scelte, a delle scelte strategiche, politiche che, comunque, un Paese maturo, una media potenza come l’Italia non può rimandare in eterno. In generale, noto con piacere che qualcuno inizia a rimpiangere Mare Nostrum, come la conoscevamo noi. Io mi limito a ricordare che tutte le polemiche che ci sono state contro la missione della Marina Militare, delle Forze Armate, a questo punto appaiono quantomeno fuori luogo o meglio propagandistiche. Chi ha criticato Mare Nostrum deve allo stesso tempo avere la responsabilità di dire di fronte all’opinione pubblica italiana e mondiale che oggi facciamo semplicemente morire in mezzo al mare tante persone.  Mentre Mare Nostrum ha contribuito a salvare, anzi ha salvato, migliaia e migliaia di persone.








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