Mai più stupri di guerra, crimini immorali, vergogna per l’umanità: questo, in sintesi, l’appello lanciato dal card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente dell'episcopato di Inghilterra e Galles, all’incontro interreligioso sulle violenze sessuali nei conflitti, svoltosi presso la Lancaster House. Organizzato dal governo inglese e dall’associazione “We will speak out”, che riunisce ong cristiane, l’evento mirava a sollecitare le comunità religiose a mobilitarsi per porre fine agli stupri di guerra.
La guerra non è una scusa
Nel suo discorso, il card. Nichols si è soffermato su tre punti: innanzitutto, ha
sottolineato l’importanza di riconoscere che “ogni attività umana è soggetta a principi
morali e sottoposta a giudizi”. Il che significa che “nessuna dichiarazione di guerra,
legittima o meno”, permette ai combattenti di ignorare quelle norme morali che tutelano
la dignità umana. “In altre parole – ha continuato il porporato – la guerra non è
una scusa. Un crimine è un crimine, a prescindere dal contesto in cui viene commesso.
E la violenza sessuale è sempre un crimine, è sempre un atto immorale”.
Una vergogna per l’umanità
Poi, il card. Nichols ha definito la violenza sessuale in guerra “un orrore”, perché
“provoca danni radicali e permanenti nell’essenza delle vittime” e soprattutto perché
“non è un atto sporadico di un uomo che perde, per un momento, tutto il senso della
decenza, bensì è una tattica deliberata di oppressione e distruzione”. “È una vergogna
per l’umanità – ha continuato il porporato – che l’uso sistematico delle violenze
sessuali sia ancora considerato, in alcuni luoghi, un dovere dei soldati, un ordine
da eseguire”. Ed è inconcepibile che lo stigma di tale crimine “ricada sulle vittime
e non su chi lo commette”.
No alla disumanizzazione della persona
Al secondo punto, poi, il porporato si è soffermato sull’importanza di tutelare la
sessualità umana come “componente vitale di ciascuno” che “unisce due persone, corpo
ed anima, al livello più profondo” ed è “per sua natura, aperta alla procreazione
di una nuova vita umana”. In questo senso, il card. Nichols ha evidenziato che la
sfera sessuale necessita di “onore e rispetto”, “non c’è posto, in essa, per l’aggressione,
la strumentalizzazione o per ogni genere di disumanizzazione della persona”.
L’impegno della Chiesa contro questo crimine
“La Chiesa sostiene con forza – ha continuato il presidente dei vescovi inglesi e
gallesi – ogni iniziativa di prevenzione della violenza sessuale, perpetrata contro
chiunque, ovunque ed in qualunque circostanza”. Un ringraziamento particolare, in
quest’ottica, è stato fatto ai tanti religiosi e religiose che lottano contro questo
crimine “senza cercare ricompense” ed “impegnandosi per promuovere la giustizia nel
mondo contemporaneo”.
Diritto all’integrità del corpo è dono di Dio
Infine, come terzo punto, l’arcivescovo di Westminster ha messo in risalto la tutela
dei diritti umani: “La dignità di ogni persona – ha affermato – ed i diritti umani
che ne derivano, sono inerenti alla stessa persona e sono, quindi, inalienabili”.
Non solo: “Il diritto alla vita ed alla integrità del corpo sono fondamentali in quanto
doni di Dio” e quindi la loro violazione tramite violenza sessuale “rappresenta la
massima violazione della dignità umana e la massima offesa dei diritti umani. È un’offesa
a Dio”. “Mai più stupri di guerra”, ha concluso il porporato, dicendosi fiducioso
del fatto che, nella lotta contro tali crimini, “la fede non è un problema da risolvere,
ma una grande risorsa da scoprire”. (A cura di Isabella Piro)
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