Il progetto residenziale promosso dalla Chiesa filippina, a favore delle popolazioni vittime di calamità e dei sopravvissuti ai disastri naturali, il più recente dei quali è il tifone Haiyan, è "completato all'80%". In un'intervista a Radio Veritas ripresa dall'agenzia AsiaNews, padre Edu Gariguez, segretario esecutivo della Caritas filippina (il National Secretariat for social Action - Justice and Peace, Nassa), è ottimista e assicura che i lavori saranno ultimati entro la fine di marzo. I complessi abitativi sono sparsi fra le nove province ecclesiastiche colpite dal tifone che si è abbattuto l'8 novembre 2013 nel centro dell'arcipelago seminando morte e devastazione. Papa Francesco ha visitato i sopravvissuti al tifone il 17 gennaio scorso a Tacloban, nel corso del suo viaggio apostolico nelle Filippine.
Case e mezzi di sussistenza per i sopravvisuti
A margine di un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Cebu con i rappresentanti delle
nove diocesi, il sacerdote ha confermato che Nassa-Cbcp sta centrando l'obiettivo
iniziale, che prevedeva la costruzione di 3.753 alloggi da destinare ai sopravvissuti
e alle loro famiglie. Oltre a garantire case sicure e dignitose, aggiunge padre Gariguez,
esso intende fornire tutti i mezzi di sussistenza necessari per sopravvivere.
La gente contribuisce alla costruzione delle case
Il progetto della Chiesa non intende fornire solo alloggi, ma guarda anche allo "sviluppo
umano integrato" delle vittime dei disastri naturali, che comprende sicurezza, formazione
spirituale, organizzazione comunitaria. "Il bello - commenta il sacerdote - è che
la gente vuole partecipare, sono loro stessi a contribuire alla costruzione delle
case".
Haiyan ha colpito 11 milioni di persone
La Chiesa filippina ha già stanziato circa 9,7 milioni di euro in progetti di recupero,
assistenza, riabilitazione a favore di oltre due milioni di persone colpite dal supertifone
Haiyan. Abbattutosi sulle isole Visayas l'8 novembre 2013, Haiyan ha colpito a vario
titolo almeno 11 milioni di persone, sparsi in 574 fra municipalità e città diverse;
per un ritorno alla normalità saranno necessari otto miliardi di dollari. Ancora oggi risultano oltre 1.700 dispersi; il numero delle vittime sarebbe
superiore a 5mila, anche se il Presidente Aquino ha voluto ridimensionare le cifre,
sottolineando che le prime stime [superiori a 10mila] erano frutto della reazione
emotiva alla tragedia e il numero dei morti non supera i 2.500. Del resto l'estensione del territorio, la sua frammentazione e la difficoltà
nell'accedere in alcune aree hanno rappresentato un serio ostacolo agli interventi.
(R.P.)
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