Continua a deteriorarsi la situazione in Libia, dove la mancanza di una presenza occidentale dopo la caduta del regime di Gheddafi ha lasciato spazio libero all’infiltrazione dei terroristi del sedicente Stato islamico (Is). Dopo l’ingresso a Sirte, infatti, gli uomini di al Baghdadi hanno distribuito volantini in cui esprimono l'intenzione di conquistare la città di Misurata e si teme anche per le sorti della capitale Tripoli.
La comunità internazionale
Finalmente la situazione nel Paese è stata inserita
tra le priorità della comunità internazionale: l’Alto rappresentante dell’Unione europea
per la politica estera, Federica Mogherini, si sta coordinando sul da farsi con il
ministro degli Esteri egiziano e con l’inviato speciale delle Nazioni Unite nel Paese,
mentre la questione Libia potrebbe essere tra i temi sul tavolo del vertice sulla
sicurezza che si svolgerà a Washington la settimana prossima.
La richiesta d’aiuto dell’Italia
Intanto l’Italia chiede ufficialmente il rafforzamento
dell’operazione Triton, perché il peggioramento della situazione sul terreno libico
inevitabilmente porterà un incremento dei migranti verso l’Europa. Dopo i sei barconi
intercettati ieri nel canale di Sicilia, infatti, stamattina la Guardia Costiera è
impegnata con almeno 10 gommoni carichi di
migranti a un centinaio di km dall'isola di Lampedusa; 43 le persone finora tratte
in salvo. Già dal primo febbraio scorso la
Farnesina, oltre a scoraggiare i connazionali al recarsi in Libia, ha consigliato
a coloro che ci vivono di lasciare temporaneamente il Paese a causa delle mutate condizioni
di sicurezza. Proprio in queste ore, infatti, si sta procedendo con i rimpatri via
mare degli italiani che hanno accettato di tornare in Italia; mobilitata anche una
nave della Marina militare con funzioni di scorta e un velivolo dell'Aeronautica che
sta sorvegliando lo spazio aereo. Sospese anche le attività dell'ambasciata italiana
a Tripoli.
Il vicario apostolico di Tripoli
“Per il momento devo restare, c’è ancora un gruppo
di cristiani che ha bisogno di me”. Questa la dichiarazione del vicario apostolico
di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, intervistato dal quotidiano La Stampa.
Il presule ha poi precisato che all’epoca di Gheddafi la comunità cristiana in Libia
ammontava a circa 50mila fedeli, mentre oggi nella capitale sono appena 300. “In questo
momento non ho paura – ha aggiunto – ma so che arriverà il momento in cui l’avrò”.
(R.B.)
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