2015-02-16 13:40:00

Yemen, scontri nel Sud. Onu: ribelli sciiti lascino potere


Il Consiglio di Sicurezza Onu ha approvato all'unanimità una risoluzione in cui si chiede ai ribelli sciiti Houti di ritirarsi "immediatamente e senza condizioni" dalle istituzioni governative e da Sanaa; di liberare dagli arresti domiciliari il presidente Abed Rabbo Mansour Hadi e il suo governo e di impegnarsi nei negoziati facilitati dall'Onu. Intanto ad Aden sono in corso scontri tra houti e fautori del governo deposto. Per saperne qualcosa di più Fausta Speranza ha intervistato Valeria Talbot, dell’Istituto Studi Politica Internazionale:

R. – Si sono posti alla testa di un ‘non Paese’, un Paese fondamentalmente in crisi, in crisi dal 2011, dopo che la “primavera araba” ha travolto lo Yemen e ha costretto il presidente Saleh alle dimissioni. E’ succeduto il suo vice, Hadi, che però non è stato in grado di guidare il Paese fuori dalla crisi e quindi di assicurare un successo politico. In Yemen, in realtà, gli Houti combattono i gruppi terroristici affiliati ad al Qaeda. Da anni lo Yemen è un santuario del terrorismo e ci sono numerose basi di al Qaeda. Lo scontro qui è anche tra Houti e terroristi. Si intersecano dinamiche di natura diversa, non tutte riconducibili alla diffusione dei gruppi terroristici. Vi sono delle profonde divisioni tribali e settarie e quindi divisioni tra sunniti e sciiti, appunto gli Houti, che si ricollegano anche ad uno scontro geopolitico di portata regionale tra Arabia Saudita, da una parte, campione del sunnismo, e l’Iran, che, dall’altra, sostiene appunto gli sciiti nella penisola arabica.

D. – Che cosa potrebbe significare una destabilizzazione dello Yemen nell’area?

R. – La destabilizzazione dello Yemen avrebbe degli effetti rischiosissimi e deleteri, innanzitutto per l’Arabia Saudita che da anni cerca di tamponare la diffusione del terrorismo proveniente dallo Yemen e di evitare che la destabilizzazione del suo vicino meridionale possa passare all’interno del più popoloso e anche più grande Stato del Golfo.

D. – Dopo la risoluzione dell’Onu, che intervento è immaginabile da parte della comunità internazionale?

R. – La comunità internazionale dovrebbe cercare di avviare un dialogo con le parti in causa ed evitare, appunto, che questa destabilizzazione possa oltrepassare i confini dello Yemen.

D. – Ma, per dirla in parole povere, è tutta una questione interna al Paese? In questo momento lo Stato islamico non c’entra, o no?

R. – Ci sono anche delle influenze dello Stato islamico, ma vi sono delle dinamiche interne allo Yemen, proprie dello Yemen, che hanno la parte preponderante. A partire dall’influenza dei principali attori regionali: Arabia Saudita da un lato e Iran dall’altro, che sostiene gli Houti.








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