2015-02-17 15:54:00

La quaresima dell'Ilva. Mons. Santoro, Taranto: "Sì nazionalizzazione. Poi ripensare sviluppo"


"Si va verso  una nazionalizzazione dell'Ilva. Una nazionalizzazione temporanea per risanarla. Da un certo punto di vista dovrebbe essere la funzione della sussidiarietà dello Stato". Per mons. Filippo Santoro arcivescovo di Taranto, tuttavia, "il decreto di Natale per salvare l'Ilva, in legge entro marzo, risolve la situazione dei lavoratori della fabbrica non dell'indotto che vantano grossi crediti nei confronti dell'azienda che non li paga". "La situazione resta delicata, direi drammatica. L'intervento del governo dovrebbe essere duplice, sia per la grande realtà industriale Ilva, sia per tutti quelli dell'indotto. Ho manifestato ai lavoratori dell'indotto in sciopero la vicinanza della Chiesa, ho incontrato il Prefetto, ho cercato di mandare un messaggio anche più in alto perchè ci sia attenzione per entrambi". Il rischio è che l'indotto, scioperando, possa precludere il funzionamento della fabbrica". Del resto, "se una fabbrica produce disastri ambientali, o si salva, risanandola, o si chiude. Ora, presegue l'arcivescovo di Taranto, considerando che l'Ilva occupa 12mila operai e che dà lavora a migliaia di persone nell'indotto, l'impegno prioritario è quello di salvarla. Ma serve un nuovo modello di sviluppo". 

"Sabato 21 a Taranto, prosegue l'arcivescovo Santoro, si terrà un convegno promosso dalla Conferenza Episcopale Pugliese all'inizio della Quaresima sul tema della difesa dell'ambiente e la tutela del Creato. Serve infatti uno sviluppo differente, "che salvi l'ambiente, spiega mons. Santoro, e protegga la vita perchè ci possono essere nuove formule di sviluppo differente e sostenibile da pensare insieme".

Con noi, Alessandro Marescotti, presidente Associazione "Peacelink, telematica per la pace": "Il governo salva l'Ilva non tanto per aiutare i lavoratori ma per salvare le banche che hanno prestato soldi alla fabbrica e che rischiano di perdere milioni di euro". 








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