2015-02-20 20:04:00

Il governo approva il decreto attuativo del Jobs act


Il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente il decreto attuativo del Jobs act sul contratto a tutele crescenti. Molto soddisfatto il premier Matteo Renzi, ma la valutazione della riforma del lavoro divide la maggioranza. Servizio di Giampiero Guadagni:

Via libera, dunque, al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e agli ammortizzatori sociali, con la nuova Aspi. L'intervento più significativo riguarda il riordino delle tipologie contrattuali. Per il contratto a tempo determinato resterà il limite attuale di 36 mesi: esclusa la riduzione a due anni e quella del numero possibile di proroghe, che resteranno cinque. Scompaiono, ma solo dal 2016, i contratti a progetto. Ma alla fine il punto più critico è un altro: nel provvedimento che modifica l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sono compresi anche i licenziamenti collettivi. Non sono state quindi ascoltate le richieste delle Commissioni lavoro di Camera e Senato. Divisa la maggioranza: soddisfatto il Nuovo Centrodestra, critica una parte del Pd. Ma Renzi esulta: oggi, dice il premier, è un giorno atteso soprattutto da un’intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari, ma non al precariato. Circa 200 mila persone passeranno presto da contratti di collaborazione a un contratto di lavoro stabile, spiega ancora Renzi per il quale ora dunque il governo ha tolto gli alibi a chi dice che assumere in Italia non è conveniente.

 

Il governo, dunque, punta molto sul Jobs act per rilanciare il lavoro. Ieri l’Ocse ha affermato che le riforme messe in campo dell’esecutivo, tra cui appunto quella sulle forme contrattuali, potrebbero avere effetti positivi del 6% sul Pil. Alessandro Guarasci:

Il nodo del provvedimento è il contratto a tutele crescenti. Per le nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato in caso di licenziamento il lavoratore avrà un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità di servizio. Il reintegro rimane solo in caso di licenziamento discriminatorio o se il fatto non sussiste. Per la Cisl bisognava evitare di includere i licenziamenti collettivi, ma per il resto la riforma è positiva, dice il segretario confederale Gigi Petteni:

R. - Io credo che la cosa più importante sia stata quella di fare una riforma mettendo delle risorse perché negli anni si è cercato di fare troppe riforme fatte sulle parole senza risorse. In questo caso ci sono risorse significative, soprattutto su un punto a noi caro, le risorse per incentivare il contratto a tempo indeterminato. E riteniamo questa una svolta importante, cercata e voluta dalla Cisl, per cui su questo aspetto siamo molto interessati a valorizzarlo, anche perché potrà diventare un punto di riferimento per i lavoratori e le imprese: più stabilità per i lavoratori ma alla lunga una convenienza anche sulle imprese. Per noi, questo è il cuore dell’intervento ed è la ragione per cui abbiamo sempre espresso anche una grande attenzione. E poi c’è una volontà di lavorare per migliorare alcuni aspetti. Bisogna cercare di fare un po’ di pulizia rispetto a quelle forme contrattuali che hanno mascherato il lavoro subordinato con tinte e forme di lavoro diverse, per cui bisogna cercare di fare pulizia in questa direzione. Poi, auspichiamo che con gli appuntamenti prossimi ci sia una riforma vera sul tema della Cassa integrazione ma accompagnata dalle politiche attive. In questo  Paese, quando un lavoratore perde il posto di lavoro non può essere lasciato solo, va riaccompagnato e va preso in carico.

D. – Sui centri per l’impiego in realtà siamo rimasti al punto di partenza, è quello il vero nodo italiano rispetto al resto d’Europa…

R.  – Bisogna avere dalle strutture che siano pubbliche o private, ma bisogna mettere a disposizione anche risorse perché il lavoratore, perché coloro che fanno servizi, abbiano una premialità alla ricollocazione del lavoratore. Per cui, occorrono mezzi a disposizione, risorse, per fare politiche attive e poi avere servizi adeguati che siano in grado di accompagnare i lavoratori.

Contraria la leader della Cgil Susanna Camusso, convinta che così si liberalizzino i licenziamenti. Saltano poi i co.co.pro. L’obiettivo così è dare lavoro più stabile, dice l’economista Claudio Lucifora:

R. - Consentire alle imprese di scommettere su un lavoratore, e quindi assumerlo a tempo indeterminato. Quindi se l’incontro tra le caratteristiche del lavoratore e quelle del posto del lavoro funziona portarlo via via ad un contratto a tutti gli effetti a tempo indeterminato.

D. - Certo, l’occupazione riparte se riparte la produzione. A dicembre gli ordinativi dell’industria sono cresciti del 4,5%, con un’impennata della domanda estera...

R. - L’Italia non dovrebbe solamente contare sulla domanda internazionale e quindi sulla crescita di altri Paesi, ma dovrebbe anche avviare misure per far ripartire la domanda aggregata interna.








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