2015-02-20 14:15:00

Lampedusa: minori immigrati, progetto accoglienza nelle famiglie


252 migranti, fra cui 83 minori sono stati imbarcati a Lampedusa su un traghetto di linea per essere trasferiti a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. I minori verranno accolti nelle comunità. La situazione dei più piccoli nell’isola, tuttavia, resta difficile. Anna Zizzi ha sentito il responsabile del progetto di Ai.Bi. (Amici dei Bambini) “Bambini in Alto Mare”, Diego Moretti:

R. - L’isola sta un po’ rivivendo quello che visse qualche anno fa con l’emergenza Nord Africa. A fronte di una capacità di accoglienza di circa 400 posti, il centro che c’è sull’isola, ad oggi, è al collasso perché si contano  più di mille persone arrivate negli ultimi giorni. Quindi, giustamente, anche gli operatori all’interno del centro non riescono a dare il soccorso necessario alle persone che arrivano.

D. – In accordo con le famiglie di Lampedusa è stato ideato il progetto “Bambini in Alto Mare”. Cos’è e di cosa si occupa?

R.  – Il progetto “Bambini in Alto Mare" nasce nel 2013, quando ci fu il triste evento del naufragio con molti morti (3 ottobre 2013 ndr): i nostri operatori iniziarono ad andare sull’isola e a rendersi conto di ciò che l’associazione avrebbe potuto fare. Ai.Bi nasce come movimento di famiglie adottive e famiglie affidatarie, quindi la nostra risposta a questa emergenza è quella di offrire accoglienza attraverso la nostra rete famigliare. Quindi, famiglie che si mettono a disposizione, che possono accogliere a casa loro un bambino, un minore, o anche una mamma con bambino che è in difficoltà quindi, quella fascia di persone fragili che hanno bisogno di calore umano, innanzitutto, a differenza di ciò che può avvenire in grandi centri di accoglienza, dove il rapporto con il personale è molto deficitario da questo punto di vista.

D. - Ma il numero dei minori non accompagnati e quello delle famiglie disponibili ad ospitarli è compatibile?

R.  – Ovviamente il numero di minori che arrivano in Italia è molto grande. E’ fattibile nel senso che laddove è possibile affidare un minore a una famiglia, a questa persona si cambia sicuramente la vita. Le nostre esperienze sono molto concrete, cioè ai ragazzi viene data la possibilità di iniziare un percorso di integrazione, caratterizzato da inserimento sociale, formazione professionale, e successivamente inserimento lavorativo.

D. -  Le famiglie hanno seguito corsi appositi affinché potessero essere pronte ad affrontare questa emergenza?

R.  – Sì, l’associazione ha formatori specializzati, quindi attraverso serate e giornate prepariamo queste famiglie, inoltre le accompagniamo anche in itinere. Quindi, una famiglia non è mai sola, grazie all’aiuto degli operatori e della rete famigliare, che si crea nei vari territori, può ricevere tutto il supporto necessario.








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