2015-02-22 11:37:00

Bangladesh. L'azione medico-solidale di "Emergenza sorrisi"


Il Bagnladesh piange le vittime di una nuova tragedia, quelle del traghetto con oltre 100 persone a bordo, affondato nel fiume Padma, a circa 70 km a nord di Dacca, dopo essere stato urtato da una nave mercantile. I soccorsi sono scattati subito per salvare il maggior numero di superstiti, anche se manca un bilancio preciso dei morti. La notizia della tragedia, non nuova, pesa sul Bangladesh al cui interno vive un alto numero di persone in condizioni di necessità, molte delle quali bambini. E proprio da una nave arriva un particolare aiuto ai più piccoli del Paese grazie all'ong "Emergenza sorrisi", che dal 2007 è presente in nazioni disagiate e offre uno specifico intervento chirurgico a minori affetti da una patologia che fra l'altro grava su loro come uno stigma sociale. Maria Cristina Montagnaro ha chiesto di illustrare di cosa si tratti al presidente di "Emergenza sorrisi", Fabio Massimo Abenavoli:

R. – L’operazione è finalizzata a ridare il sorriso ai bambini affetti da questa deformità, quando cioè il labbro durante la fase embrionale non si è completato o non si è chiuso e il palato rimane aperto. In questo caso, i bambini non possono nutrirsi adeguatamente e, al di là dell’aspetto funzionale, che pure è fondamentale perché nei casi più avanzati muoiono nei primi anni di vita, è importante anche quella che noi chiamiamo la dignità di una persona: sono bambini che vengono isolati, emarginati dalla società; non possono giocare con gli altri, perché obiettivamente hanno quest’aspetto che colpisce molto e che crea un enorme disagio, sia al bambino che alla famiglia stessa.

D. – Ora vi trovate in Bangladesh: qual è la situazione che avete trovato in questo Paese?

R. – Il Bangladesh è un Paese dove le persone hanno una grossa dignità, però hanno delle necessità immense. Noi andiamo ormai da anni in questo Paese, nelle aree più povere, e troviamo un numero enorme di questi bambini e di queste famiglie che ci portano i loro bambini.

D. – Concretamente, come si svolge la missione in Bangladesh?

R. – Questa missione si svolge su una nave, una nave ospedale: questo ci permette di muoverci maggiormente anche perché per le persone è difficile spostarsi. Per cui questa nave si sposa all’interno del Paese e riesce a raggiungere molte località dove vengono raccolti questi bambini. Lavoriamo ovviamente con i medici locali, perché parte predominante della nostra "mission" è quella di fare formazione sui medici locali, perché la costante presenza dei medici locali è quella che garantisce poi una continuità di azione.

D. – Partirete anche per Gaza: lì, quali sono le problematiche?

R. – E’ stato richiesto il nostro intervento prevalentemente per bambini con conseguenze di ustioni: in questo caso noi andremo a soccorrere in qualche modo quelle che sono le necessità dei bambini, cercando di recuperare, quando possibile, quelle che sono le situazioni di un grave disagio e di un grave handicap provocato dall’esito delle ustioni.

D. – C’è qualche ricordo che ci può raccontare?

R. – Noi abbiamo, come tutti noi medici e infermieri volontari che andiamo in questi Paesi, il nostro cuore e portiamo sempre dei ricordi bellissimi. Ad esempio, quello di una mamma che aveva due bambini con lo stesso problema e che non sapeva quale dei due bambini affidarci prima, perché quando noi andiamo abbiamo centinaia di casi e purtroppo dobbiamo anche fare una scelta: in questo caso lei aveva questa l’angoscia di non sapere quale dei due bambini potesse essere operato per primo. In questo caso, abbiamo fatto una eccezione e abbiamo operato tutti e due i bambini, perché obiettivamente non era possibile non operarne uno.

D. – E chi volesse sapere di più su ciò che fate e magari anche aiutarvi?

R. – I nostri volontari prestano la loro opera gratuitamente, ma a noi servono i finanziamenti per i viaggi, per quelle che sono le azioni di cooperazione con i medici locali e per i materiali. Noi abbiamo il nostro sito, che è www.emergenzasorrisi.it.








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