I cristiani del villaggio Tiangia, nello Stato indiano di Orissa, hanno costruito il primo monumento in onore di sette martiri, vittime dei pogrom anticristiani di Kandhamal nel 2008. Mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, ha benedetto la lapide commemorativa, alla presenza di sacerdoti e centinaia di fedeli. "Questi sette martiri - ha detto il presule - sono pilastri di testimonianza per il popolo di Kandhamal e non solo. Ringraziamo Dio per averci donato questi uomini, che hanno sacrificato le loro vite preziose per amore di Gesù. Anziché rinunciare alla loro fede, si sono stretti a Cristo con passione. Per noi sono fonte di ispirazione e speranza".
I nomi dei martiri
I sette martiri, tutti originari di Tiangia - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono:
padre Bernard Digal (morto il 28 ottobre 2008); Trinath Digal (25 agosto 2008); Bikram
Nayak (25 agosto 2008); Parikhit Nayak (27 agosto 2008); Darasantha Pradhan (25 agosto
2008); Dibyasing Digal (25 agosto 2008); Dinabandhu Pradhan (27 agosto 2008).
Accuse infondate contro i cristiani
Il 23 agosto 2008 il leader indù Laxanananda Saraswati viene ucciso nel suo ashram,
nel distretto di Kandhamal, da un gruppo maoista. I guerriglieri ammettono sin dall'inizio
la loro responsabilità, ma i radicali indù seguaci scaricano la colpa sui cristiani,
da tempo criticati dal guru per il loro impegno sociale con tribali e dalit (fuori
casta) e accusati - insieme a vescovi, sacerdoti e suore - di fare proselitismo.
La persecuzione più violenta contro la minoranza cristiana mai avvenuta
in India
A Kandhamal i pogrom degli estremisti indù costringono alla fuga 55mila fedeli e causano
la razzia e il rogo di 5.600 case in 415 villaggi. Secondo i dati del governo i morti
accertati sono 38; due le donne stuprate; numerose le persone con mutilazioni e danni
permanenti. Tuttavia, i numeri di Chiesa e attivisti sociali sono altri: quasi 300
chiese distrutte, oltre a conventi, scuole, ostelli e istituti di assistenza. Almeno
91 vittime: 38 morte sul colpo, 41 per le ferite subite nelle violenze, 12 in azioni
di polizia.
I martiri di Kandhamal ispirino i cristiani a vivere in modo eroico
Padre Manoj Kumar Nayak, un attivista sociale, dichiara ad AsiaNews: "Questi sette
martiri hanno donato la loro preziosa vita dando testimonianza della loro fede e morendo
per Cristo durante il massacro del Kandhamal. Il memoriale è il nostro piccolo tributo.
Speriamo che la loro vita di fede e la loro testimonianza non vadano perdute, piuttosto
che ispirino gli altri a vivere in modo eroico". (S.D.)
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