2015-02-24 15:40:00

Carlà: bene accordo Italia-Svizzera, un trend in espansione


C’è soddisfazione per l’accordo siglato ieri tra Svizzera e Italia che, modificando la Convenzione del 1976, avvia lo scambio di informazioni, per il momento solo su richiesta, tra i due Paesi e che di fatto, abbattendo il segreto bancario, fa uscire il Paese elvetico dalla "black list", favorendo il rientro in Italia di capitali finora occultati al fisco. Sulle cifre però non ci sono certezze, mentre la Lega solleva il problema degli frontalieri italiani. Giovedì prossimo, la firma di una analoga intesa con il Liechtenstein, cui seguirà quella con Monaco. Per un commento, Adriana Masotti ha sentito Francesco Carlà, economista e presidente di "FinanzaWorld":

R. – E’ molto importante perché sottolinea e certifica un cambio anche di tendenza nel mondo: la tendenza di avere dei Paesi in "black list", dei Paesi "offshore", dei Paesi che erano orientati a rappresentare dei paradisi per gli evasori, sta sparendo. E un accordo di questo tipo fatto con la Svizzera, che aveva – si dice – l’80% del denaro "offshore" italiano, vuol dire un cambiamento strutturale. Entrando più nei dettagli, chiaramente la Svizzera aveva tutto l’interesse a uscire dalla "black list", perché così adesso può operare anche sul nostro territorio in modo strutturale e quindi potremo immaginarci di vedere agenzie delle principali banche svizzere sul territorio italiano: cosa che al momento non era pensabile e non era mai successa. Dall’altra parte, lo Stato italiano ci guadagna perché contemporaneamente propone l’ultima chiamata per chi ha denaro di difficile provenienza in Svizzera per autodenunciarsi in Italia ed evitare, per il momento, le sanzioni penali: anche se non si tratta di un condono perché, dal un punto di vista della regolarizzazione, bisognerà pagare tutte le sanzioni fiscali previste.

D. – A questo proposito, il premier Renzi è molto ottimista: ieri ha detto che “rientreranno in Italia miliardi di euro”. Alcuni economisti sono un po’ più cauti, la Camusso dice: “Stiamo facendo delle cifre fantasiose, chi voleva ha avuto tutto il tempo per portare i suoi capitali in altri luoghi”…

R. – Diciamo che si vedrà al consultivo quanti saranno effettivamente i denari che rimpatrieranno. Lo Stato spera di incassare circa 6 miliardi e mezzo e quindi immagina che, più o meno, ci siano rientri per circa 30 miliardi: questi sono i numeri attesi e sperati dal governo. In ogni caso, come dicevo prima, il cambiamento di trend è pesante, è molto importante. I capitali italiani non denunciati conosciuti o parzialmente conosciuti all’estero ammontano a, più o meno, 150 miliardi di cui, come dicevo, l’80% è in Svizzera. Quindi, se la Svizzera e l’Italia da questo punto di vista hanno fatto sul serio, e parrebbe che sia così, è possibile che il denaro rientrante e quindi la parte fiscale, la parte dei ritorni fiscali per il governo italiano, potrebbe anche essere di un certo importo.

D. – Quindi, c’è convenienza per gli evasori a emergere dalla loro situazione? 

R. – Naturalmente, dipende da che tipo di evasori si tratta, perché ci sono molti tipi di evasori. Ci sono evasori che ovviamente non possono emergere, perché i loro denari provengono da attività illegali che hanno a che fare con la criminalità organizzata, e probabilmente quei denari sono già spariti da un pezzo dalla Svizzera, come dice la Camusso. Per gli evasori, diciamo così, industriali, quelli che invece hanno in vari momenti della storia d'Italia ritenuto il Paese non più tranquillizzante, è possibile che questo cambiamento di orizzonte li convinca e anche il fatto che sia l’ultima occasione a definire le questioni con l’Italia.

D. – A proposito di tendenza, giovedì prossimo sarà firmato l'accordo con il Licthtestein, poi si procederà con Monaco. Che cosa favorisce adesso questa apertura ad una maggiore trasparenza?

R. – L’apertura è determinata anche dal fatto che i Paesi "offshore" sono diventati un terminale per denaro sempre di più pericoloso, che proviene da attività sempre più gravi, come appunto quelle dell’alimentazione delle guerra, della droga… Quindi, Paesi come la Svizzera hanno sempre meno interesse a essere coinvolti in questo genere di attività e, d’altra parte, hanno anche molte più opportunità se escono dalle "black list". Ricordiamo che uno dei primi Paesi di questo genere a uscire dalla "black list" è stato San Marino. Quindi, il trend viene da lontano, ma probabilmente si espanderà ancora. E’ chiaro che, però, ci sono tanti altri Paesi "offshore" fuori dall’Europa che probabilmente continueranno ad accogliere, invece, benevolmente questo genere di denaro.

 








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