Un Paese in cui i leader siano non manager ma uomini in grado di assicurare il bene comune. È quello che i vescovi della Gran Bretagna auspicano in vista della tornata elettorale del 7 marzo prossimo. Per l’occasione, il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale locale, ha presentato ai media la lettera dei presuli. Philippa Hitchen lo ha intervistato:
R. – The first point we’re trying to make…
La prima cosa è un appello alla qualità del dibattito e della riflessione, che riempirà questi mesi. Chiediamo ai cattolici, in particolare, di prendere a cuore quello su cui insiste il Vangelo e la nostra fede, cioè la dignità di ogni persona. Quindi, stiamo davvero dicendo che non vogliamo un dibattito ideologico: vogliamo un dibattito che nasca veramente da una visione della persona umana in tutta la sua dignità data da Dio e dal modo in cui la persona progredisce o non riesce a progredire nella complessa società moderna. E queste sono le cose che vogliamo sentire dai candidati e non slogan su questa politica particolare o quella.
D. – E’ una cosa impegnativa da chiedere, perché i politici naturalmente cercano degli slogan per poter vincere le elezioni…
R. – Well, that’s right and…
E’ così e temo che le persone si stancheranno di dichiarazioni
ad effetto, immediate, che non vanno in profondità, o che a volte non si è disposti
ad analizzare. La gente a volte, infatti, non è disposta ad analizzare il pensiero
che c’è sotto. Per esempio tutta la questione dell’immigrazione. Mi piacerebbe vedere
una leadership politica che non faccia leva sulle paure della gente, piuttosto alzi
le aspettative. La Gran Bretagna è un Paese prospero e può davvero accogliere chi
è più disperatamente nel bisogno. Certo, abbiamo bisogno di una politica dell’immigrazione.
Certo, abbiamo bisogno di un controllo dell’immigrazione, ma non dovremmo iniziare
il dibattito cercando di riversare sulla gente che è arrivata in questo Paese l’insoddisfazione
e la paura nata da un periodo di crisi economica.
D. – Pensa che alla fine le persone siano più interessate all’economia e a quello che l’economia possa fare per me e la mia famiglia?
R. – Well, the economics are very very…
L’economia è davvero molto importante. E qualcuno
direbbe che, nel corso degli ultimi cento anni, o forse più, la politica segua l’economia.
Quindi, non c’è nulla di sbagliato nel dire come questo governo gestirà l’economia
e quali saranno quindi i mezzi con cui sarò in grado di sostenere la mia famiglia
o i miei dipendenti. E’ davvero una giusta priorità da avere. Ma l’economia non è
una scelta tra il rimboccarsi le maniche e fare da sé, da una parte, e un aiuto infinito
da parte dello Stato, dall’altro. Il dibattito deve andare più in là. Deve entrare
in quello che è veramente il contributo che un individuo dà, da un lato. E, dall’altro,
entrare nel perché vi sia la povertà in Gran Bretagna oggi o perché gente che pur
avendo un lavoro va al banco alimentare. Dunque, i modelli di impiego al momento non
sono abbastanza buoni per permettere alla gente di sostenere la sua famiglia, che
è il punto principale, dal punto di vista del lavoratore, del lavoro e quindi c’è
qualcosa che deve essere rivisto. Che si veda in maniera molto più approfondita la
relazione tra le aziende e il bene comune della società. Le attività economiche devono
aiutare a “riparare” la società, perché nessun affare avrà successo in una società
fatta a pezzi, ma distruggerà gli affari. E quindi questo è il tipo di discussione
di cui abbiamo bisogno. Dal mio punto di vista, ho cercato di promuovere questo tipo
di discussione attraverso una iniziativa chiamata “Blue Print for Better Business”,
che sta prendendo piede sia in grandi compagnie internazionali che in piccole compagnie,
aziende familiari che danno lavoro a una mezza dozzina di persone. Ma è molto difficile
far sì che i politici si impegnino in questo tipo di dibattito, e penso sia un peccato.
D. – Infine, pensa ci sia una cosa come il voto cattolico in Gran Bretagna oggi?
R. – No, I don’t, I think…
No, penso che sia un diritto delle persone analizzare
le cose a fondo, prendere un orientamento, forse non seguendo la tradizione della
famiglia, forse non seguendo le aspettative culturali, ma cercando sinceramente di
riflettere a fondo sui principi, sulla visione del tipo di società che vogliamo essere
e su come i relativamente brevi periodi del nostro governo possano aiutare a portare
avanti quella visione. Cinque-sei anni sono un periodo abbastanza breve per cercare
di costruire una società. Quello che vogliamo dai nostri politici è che siano leader
non manager. Abbiamo bisogno di leader con una visione: come pensano che la Gran Bretagna
possa essere e il suo contributo al mondo, al benessere della sua gente e di coloro
che hanno più bisogno nel mondo.
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