2015-02-24 14:07:00

Grecia: lista riforme di Tsipras al vaglio dell’Eurogruppo


Il piano Tsipras con cui la Grecia chiede il prolungamento dei prestiti di altri quattro mesi è da ieri sera sul tavolo di Bruxelles. La Commissione Ue parla di "un valido punto di partenza". E nel primo pomeriggio i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo sono riuniti in teleconferenza per valutare la lista di impegni con cui Atene afferma di portare avanti le privatizzazioni avviate e la lotta all'evasione fiscale. Parte poi la "spending review", meno Ministeri e benefit politici. Ridimensionate invece le misure sociali promesse in campagna elettorale, ma restano energia e sanità gratuite per i poveri. Marco Guerra ha chiesto un parere a Pietro Reichlin, ordinario di Economia alla Luiss di Roma:

R. – Certamente, c’è ancora molta strada da fare perché, da quanto si capisce, la lettera del governo greco è ancora abbastanza generica e soprattutto non contiene cifre esatte. Quindi, si vedrà successivamente se verranno soddisfatte le richieste dell’eurogruppo che riguardano diversi punti. Un punto naturalmente è di natura fiscale, cioè rispettare la promessa di avanzo primario per poter rientrare nel piano di stabilizzazione. L’altra questione molto importante è quella delle misure che dovrebbero aumentare la competitività del sistema economico greco e ridurre il fenomeno dell’evasione fiscale.

D. – Lotta alla corruzione e taglio ai costi della politica fra gli impegni presi dal governo greco. Questo basterà a ridurre l’enorme debito pubblico ellenico?

R. – Non credo che queste misure siano sufficienti. Si tratta di propositi abbastanza vaghi e imprecisi. In questo momento, in Grecia c’è una crisi di fiducia anche soprattutto dei risparmiatori e una fuga dei capitali. Quindi, il governo greco dovrà fare cose concrete non solo sul piano della lotta alla corruzione, che senz’altro è molto importante, ma dovrà anche dimostrare che l’economia verrà raddrizzata sul piano della sua efficienza e sul piano del suo sistema fiscale. Queste sono cose che richiedono tempi lunghi.

D.  – Però, questi ulteriori quattro mesi di tempo non sono tempi abbastanza  lunghi?

R.  – L’importante è che, io credo, dal punto di vista delle istituzioni europee, la Grecia dimostri buona volontà, che dia un segno di essere sulla strada giusta. Nessuno si aspetta che il debito greco venga ridotto in maniera drastica. Io credo che le istituzioni europee siano anche disposte a tollerare una maggiore flessibilità sul piano degli obiettivi di finanza pubblica. Però, va rivisto l’atteggiamento di partenza di Syriza che sembrava voler ignorare completamente le richieste delle istituzioni europee. Siamo nell’ambito di una contrattazione in cui non è interesse di nessuno portare la Grecia fuori dall’area euro.

D. – Pare che di misure sociali nella lettera ce ne siano ben poche. Infatti, nell’ala sinistra del governo si registra un certo malumore. Alcuni dicono che ormai la volontà popolare conta ben poco di fronte ai diktat degli organismi internazionali...

R. – La vicenda dimostra che il sistema europeo deve tenere conto di due tendenze. Una è quella naturalmente legittima dell’elettorato, di potersi scegliere il governo che vuole e di avere una certa flessibilità nella scelta delle politiche. Però, non bisogna dimenticare che le richieste di Syriza erano richieste di fare politiche espansive non con i soldi dei greci ma con i soldi dei contribuenti europei. Ora, è evidente che questo significa che l’Europa è interessata a sapere come i propri soldi saranno spesi. Dunque, non è un sistema nel quale è possibile essere totalmente indipendenti, perché la Grecia non ha la possibilità di indebitarsi sul mercato. Si può indebitare soltanto con le istituzioni europee, cioè in ultima analisi con tutti noi, noi tutti cittadini europei.

 








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